Trovarsi al centro di una ricca area regionale fortemente vocata all’esportazione, ma veder passare i traffici e gli affari intercettando solo una piccola quota di questo commercio. Questa è un po’ la realtà dell’Interporto di Trento, la struttura intermodale controllata dalla Provincia autonoma trentina insieme ad altri soci istituzionali e privati. Sembra un paradosso non poter sfruttare al meglio le potenzialità offerte dal corridoio dei trasporti incentrati sul Brennero, uno dei più vivaci assi di transito europei. Eppure i numeri, seppure in aumento, offrono una conferma di quanto spazio di crescita ci possa essere per la struttura intermodale trentina.
Il terminal gestito da Interbrennero nel 2021 ha lavorato 1360 treni rispetto a poco più di un migliaio dell’anno precedente, quindi con un incremento superiore del 30%, pur non raggiungendo il livello prima della pandemia del 2019 e ben distante dal risultato record del 2011 con 6700 treni. Sempre nel 2021, tanto per fare un confronto con una struttura ubicata sullo stesso corridoio, Verona Quadrante Europa ha sfiorato i 16mila treni, più di dieci volte tanto.
Per Trento il 2022 è partito bene e Interbrennero punta a risalire la china e ritagliarsi un ruolo che finora è mancato, forse perché la struttura è posizionata solo a metà strada, tra il Brennero e il crocevia rappresentato dalla pianura Padana e quindi limitato rispetto alla vocazione dei trasporti intermodali su lunghe distanze. E tutto questo nonostante l’export trentino superi i 4 miliardi di euro, circa un quinto del Pil provinciale.
Il futuro per Trento è condensato nel piano di investimenti con orizzonte il 2024, sul quale puntano tutte le loro carte gli amministratori di Interbrennero. Il terminal si espanderà ulteriormente, mentre Rfi realizzerà tre nuovi binari lunghi 750 metri secondo lo standard europeo, con una potenzialità di 24 coppie di treni al giorno. L’accordo con il gestore della rete risale al dicembre 2017, ma solo ora entra nella fase esecutiva. Questi nuovi binari, due operativi e il terzo di servizio, saranno destinati all’autostrada viaggiante RoLa.
L’intervento comporta un investimento di 12 milioni di euro, in parte messi a disposizione del Mims (ex Trasporti) ma soprattutto dalla Provincia autonoma di Trento azionista principale di Interbrennero. Tutto questo con gli occhi puntati sul futuro tunnel di base del Brennero e sulla nuova ferrovia ad alta capacità, un’opportunità che non si può perdere. Attualmente l’interporto si sviluppa su un’area di cento ettari, composto essenzialmente dal terminal intermodale dotato di nove binari (ma solo tre secondo il modulo standard di 750 metri), dai 150 mila metri quadri dello scalo ferroviario pubblico di Roncafort e dai 225 mila metri quadri di magazzini e uffici, oltre a tutte le aree tecniche e di sosta.
Piermario Curti Sacchi