Dopo anni di strenua opposizione portata avanti dagli abitanti, i lavori per il nuovo scalo merci ferroviario di Segrate che fa parte del progetto Teralp, partecipato dal Gruppo Ferrovie dello stato italiane e da Hupac, possono partire. Lo hanno rivelato alcune testate locali, spiegando che l'iter dell'approvazione si è concluso dopo che l'esecutivo del sindaco Paolo Micheli ha firmato la convenzione urbanistica e, nei giorni scorsi, l'ufficio tecnico del Comune ha rilasciato i permessi per costruire. A questo punto non ci sarebbero più ostacoli alla costruzione del nuovo centro di interscambio ferro-gomma che sorgerà su una superficie di 240mila metri quadri.
La struttura sarà quattro volte più grande rispetto al terminal esistente, meglio noto come Milano Smistamento, e movimenterà 395mila container all'anno. I traffici generati produrranno una circolazione in zona, secondo i detrattori, di circa duemila veicoli industriali al giorno.
Per sbloccare l'iter e convincere la nuova giunta comunale pare che il Gruppo Fsi e il Governo abbiano messo sul piatto come contropartita due impegni: 50 milioni di euro per riqualificare l'ultimo tratto della Rivoltana e la chiusura dello scalo merci di Redecesio. Secondo quanto riportato dal quotidiano Il Giorno, i fondi sarebbero stati inseriti nella Legge di Bilancio 2018, approvata lo scorso 23 dicembre al Senato, mentre la società Rfi, proprietaria degli impianti ferroviari italiani e che insieme alla società svizzera Hupac realizzerà il nuovo terminal intermodale, avrebbe firmato un accordo con cui si impegna a dismettere l'attuale scalo merci di Redecesio entro sei mesi dalla messa in funzione del primo lotto, che dovrebbe essere concluso entro il 2020.
Il nuovo scalo intermodale di Segrate rientra nel più ampio disegno di sviluppo infrastrutturale che trae origine del nuovo tunnel del San Gottardo e che prevede per la parte italiana del corridoio ferroviario Genova- Rotterdam lo sviluppo di tre terminali a Brescia, Piacenza e, appunto, a est di Milano.
Nicola Capuzzo
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