Quando i soldi possono fare la differenza, ma da soli non bastano. Un’iniezione di denaro fresco sta per interessare l’interporto di Torino dopo la convenzione sottoscritta a gennaio 2021 tra il ministero delle Infrastrutture e SiTo, la società di gestione del terminal di Orbassano. A Torino arriveranno 1,5 milioni di euro che sommati a risorse interne favoriranno investimenti complessivi di poco superiori ai tre milioni di euro.
Il progetto finanziato dal Ministero e messo a punto insieme al Politecnico di Torino prevede da una parte l’adeguamento del fascio binari del terminal ferroviario allo standard europeo con un modulo di 750 metri, dall’altro la valorizzazione di un’area finora sottoutilizzata da destinare allo stoccaggio delle unità intermodali. La conclusione dei lavori è prevista nel 2023.
Ma la scommessa per la piattaforma intermodale piemontese non si gioca solo sui numeri e sui soldi, ma su un ruolo che per buona parte resta ancora da mettere a fuoco. La società SiTo, partecipata dalla finanziaria regionale Finpiemonte, da Socotras e da Mercitalia Logistics, punta alla piena integrazione della piattaforma logistica e ferroviaria intermodale con il limitrofo scalo merci Rfi, con l’obiettivo di incrementare il traffico ferroviario.
Quest’ultimo resta un punto debole. Il terminal SiTo movimenta non più di 600 treni l’anno: impietoso il confronto per volumi di traffico con molte altre piattaforme intermodali ubicate in aree geografiche altrettanto significative, come Verona o Bologna. Del resto, l’area intermodale torinese ha una storia e una realtà piuttosto complesse. A Orbassano insieme con una serie di magazzini raccordati, sono presenti quattro terminali ferroviari con proprietà diverse, tipologie differenti di traffico e gestiti in modo autonomo. Oltre a SiTo Logistica, c’è il terminal intermodale Rfi (classificato scalo merci pubblico), il terminal dell’Autostrada Ferroviaria Alpina (Afa) che gestisce il servizio RoLa con la Francia con il sistema Modalohr e lo scalo DB Schenker.
La piattaforma SiTo ha una superficie totale di 300 ettari con un terminal intermodale di otto ettari, otto chilometri di binari e la disponibilità di magazzini che occupano 90 ettari di cui 30mila mq raccordati. Può contare su buoni collegamenti autostradali, ma dal punto di vista ferroviario i limiti non sono pochi. Il raccordo con l’asse fondamentale Torino-Milano avviene utilizzando il passante torinese che però, per ragioni di sicurezza, è precluso al transito di merci Adr. In alternativa c’è la ferrovia medio-padana attraverso Alessandria (e quindi Genova) e Piacenza dove si inserisce nel principale asse ferroviario nazionale, ma in questo caso ci sono vincoli per i trasporti intermodali a grande sagoma non avendo, per ora, il profilo P400.
Non per ultimo resta il collegamento con la Francia attraverso il Frejus, che in teoria dovrebbe essere la principale vocazione transfrontaliera per Torino, i cui limiti di tracciato però sono ampiamente noti, in attesa di avere il futuribile tunnel di base del Moncenisio.
Piermario Curti Sacchi