Sull’obiettivo da raggiungere sono tutti d’accordo, ma è sulla soluzione da adottare che poi le posizioni appaiono distanti. I due protagonisti sono l’Unione Europea da una parte e il ministero dei Trasporti spagnolo dall’altra. La materia al centro del dibattito è come promuovere l’uso della ferrovia e favorire il trasferimento modale tra gomma e ferro. Sullo sfondo ci sono i fondi del Recovery and Resilience Facility, da spendere proprio su questa prospettiva di sviluppo.
L’Unione Europea chiede a Madrid di introdurre a partire dal 2024 nuovi pedaggi per il trasporto merci su strada con lo scopo di rendere più competitiva la ferrovia, mentre il ministero dei Trasporti sostiene che non ha senso penalizzare a senso unico un intero comparto, in quanto si possono adottare altre misure ugualmente efficaci. Tra queste il Governo di Madrid ne ha individuato due in particolare e si sta muovendo in questo senso: favorire autostrade viaggianti e trasporti intermodali e offrire incentivi alle aziende che scelgono la modalità ferroviaria rispetto alla strada.
Le prime somme sono già state stanziate e vanno a sostegno del traffico verso la ferrovia effettuato entro il 31 dicembre 2022. Ma i fondi, poco più di 26 milioni di euro, appaiono insufficienti per una vera svolta. Per esempio, il solo progetto di autostrada ferroviaria tra Algeciras e Saragozza comporta investimenti stimati in cento milioni di euro anche perché occorre intervenire sull’infrastruttura e il sistema di segnalamento attuale: una parte sarebbe disposto a metterla il Governo centrale, una parte il gestore della rete ferroviaria, ma senza un contributo integrativo dell’Europa difficilmente il progetto può decollare.
Più concreto appare invece il progetto di trasporto intermodale tra Madrid e Valencia che dovrebbe diventare operativo all’inizio del 2024 per l’inoltro di semirimorchi provenienti dall’Italia via mare. Diversi gli operatori in campo tra i quali l’italiana Trans Italia e la spagnola Tramesa. L’obiettivo sul quale si stanno facendo le opportune valutazioni è quello di rendere questo servizio fruibile da ogni tipologia di semirimorchi anche quelli non gruabili, perché solo in questo caso l’attrattività del trasporto su rotaia diventerebbe interessante.
Queste iniziative sono del tutto coerenti con le politiche dell’Unione Europea, ma fino all’ultimo Bruxelles ha chiesto un segnale più deciso di cambiamento di rotta. Solo dopo la ferma decisione del ministro spagnolo Raquel Sánchez deciso a tutti i costi a tenere la barra dritta e a non voler subordinare i piani della ferrovia alla tassazione stradale, la Commissione Europea si è detta favorevole a sbloccare comunque i fondi del Recovery and Resilience Facility senza porre vincoli stringenti. Ma la parola passa ora al Consiglio Europeo che ha un mese di tempo per una decisione definitiva che di fatto darà una propria lettura da non derogare su come investire i fondi europei a favore dei trasporti sostenibili.
Piermario Curti Sacchi