Nell'ambito delle politiche di trasporto europee, il settore dell’intermodalità solleva una questione di non poco conto: la necessità di una definizione più chiara e accessibile del cosiddetto "trasporto combinato". La proposta della Commissione Europea di sostituire l'attuale definizione, basata su un calcolatore di costi esterni e una soglia del 40%, con un approccio più diretto, emerge da una richiesta forte del settore, evidenziata in un recente position paper della Uirr.
Il concetto di "operazione di trasporto combinato", introdotto dal diritto europeo nel lontano 1975, è oggi al centro di un dibattito che riflette l'esigenza di adeguamento alle realtà contemporanee del trasporto merci. Le critiche alla definizione attuale emergono da un'ampia consultazione che ha coinvolto vari attori del settore, nell'ambito delle valutazioni d'impatto precedenti tentativi di modifica della Direttiva. La Commissione Europea ha riconosciuto la necessità di una riforma.
Il settore dell’intermodalità, da sempre propenso a garantire condizioni di parità tra le diverse modalità di trasporto, basate sull'internalizzazione dei costi esterni, vede nel vantaggio dei costi esterni del trasporto intermodale porta a porta rispetto all'alternativa unimodale su strada una scelta logica e pertinente. Tuttavia, la proposta di sostituzione della definizione di trasporto combinato con un calcolatore dei costi esterni solleva dubbi sulla sua praticabilità quotidiana, suscitando critiche da parte di clienti intermodali, spedizionieri e fornitori di servizi logistici.
La proposta della Uirr per la revisione della Direttiva sul Trasporto Combinato è chiara: introdurre una definizione che elimini le incertezze e offra una soluzione semplice, armonizzata e indiscussa a livello europeo. Utilizzando i valori di riferimento contenuti nella Tabella 69 dell'attuale edizione del Manuale delle Esternalità del Trasporto (Transport Externality Handbook), si propone un rapporto tra modalità non stradali e stradali in un'operazione di trasporto intermodale che consenta di risparmiare il 40% dei costi esterni rispetto all'alternativa su strada. Il risultato, su lunghe distanze, sarebbe un rapporto di 60:40 tra sezioni non stradali e sezioni stradali di una singola operazione di trasporto intermodale, con la possibilità di deroghe laddove la densità dei terminali e le capacità di trasporto disponibili non lo supportino.
La nuova definizione proposta, basata su modellazioni che considerano variabili come la distanza coperta dall'alternativa su strada (15% in meno rispetto al trasporto combinato porta a porta) e l'uso di un camion diesel Euro VI per la trazione stradale del trasporto combinato e per il trasporto stradale unimodale, mira a un obiettivo ambizioso: risparmiare il 40% dei costi esterni dell'operazione unimodale su strada.