La domanda che viene spontaneo porsi è la seguente: può un torrente che mediamente ha una portata d’acqua modestissima condizionare lo sviluppo di un terminal intermodale di primo piano, con prospettive concrete di espansione sulla spinta di una gestione dinamica e di una domanda in rapida crescita? Protagonisti di questa storia dai contorni paradossali sono il torrente Terdoppio e il Cim, l’interporto di Novara. Questo corso d’acqua che nasce dalle colline novaresi passa proprio in mezzo all’intero scalo ferroviario di Novara, tagliandolo in due, da una parte il terminal del Boschetto, dall’altro la piattaforma del Cim. A cavallo del torrente è stato realizzato un ponte a tre arcate che potrebbe ospitare sei binari in tutto offrendo un’ampia capacità di sviluppo al Cim, ma che aspetta ancora di essere utilizzato per lo scopo per il quale è stato costruito.
Il Terdoppio, nonostante la sua portata, rappresenta un rischio idrogeologico, tale da compromettere addirittura l’espansione prevista per l’interporto di Novara. Occorre metterlo in sicurezza. L’ipotesi era quella di realizzare uno scolmatore che deviasse le acque in caso di necessità. Ma siamo ancora a livello di studi e di valutazioni. Ci si interroga ancora se questa soluzione sia davvero la risposta ottimale. E nel frattempo il Cim può attendere.
Per lo sviluppo dell’interporto sarebbero disponibili 850mila metri quadri di terreni a nord di Pernate, il comune dove è collocata la possibile area di espansione, urbanisticamente già destinata a insediamenti logistici. Ma l’amministrazione comunale frena perché ritiene che in primo luogo vada salvaguardata la sicurezza degli abitanti da possibili rischi idraulici e in subordine possa essere garantita l’espansione logistica. L’area a nord di Pernate, attualmente occupata per buona parte da appezzamenti agricoli, è costituita da una proprietà molto frazionata. A quanto risulta sarebbero già in corso trattative con diversi proprietari per l’acquisto.
Il Cim è nato nel 1987 ed è operativo dal 1995. Costituito per volontà di Finpiemonte e del Comune di Novara, ha sviluppato i traffici intermodali verso il nord Europa, in particolare Belgio e Olanda, ma con una visione più istituzionale che imprenditoriale fino a quando la partecipazione è stata sostanzialmente pubblica. La svolta è arrivata nel 2018 nel momento in cui la società svizzera Hupac è diventata il maggiore azionista dell’interporto novarese con l’obiettivo di farne una grande piattaforma per il nord Italia insieme allo scalo intermodale di Gallarate-Busto. Attualmente ha una superficie di 150mila metri quadri con cinque gru mobili e tre trattori; dotato di sette binari di carico e scarico, ha una capacità massima di 13 coppie di treni al giorno. In previsione c’è l’adeguamento dei binari a modulo 740 metri e due gru a portale insieme al controllo del traffico con tecnologia Ocr. Ma la vera espansione non può prescindere dal disporre dell’area a nord, Terdoppio permettendo.
Piermario Curti Sacchi