Dalla competente sezione fallimentare del Tribunale di Bari è arrivato il definitivo via libera al salvataggio d'Interporto Regionale della Puglia e della sua controllante Italfinance, cassaforte della famiglia barese Degennaro. I giudici hanno omologato due accordi di ristrutturazione del debito che prevedono la cessione della struttura interportuale per 41 milioni di euro a un fondo immobiliare gestito da Prelios Sgr, che sarà sottoscritto per intero dal fondo americano Tpg Sixth Street, mentre la famiglia Degennaro manterrà la gestione operativa della struttura.
Interporto Regionale della Puglia è la società che a Bari ha costruito e gestisce su un'area di circa 440mila metri quadrati magazzini e uffici dedicati agli operatori del settore logistico. Una parte di questo complesso, circa 75mila metri quadrati, è occupata da uno scalo ferroviario scarsamente utilizzato e di proprietà di RFI. Negli anni scorsi l'azienda ha dovuto fare i conti con difficoltà finanziarie crescenti, tanto che attualmente i debiti ammontano a 122 milioni di euro.
Nel dettaglio, Interporto ha stipulato gli accordi di ristrutturazione del debito con 36 creditori (pari al 76,5% dei 95 milioni di debiti), mentre la controllante Italfinance ha chiuso accordi con 24 creditori (il 93,7% dei 27,1 milioni di debiti), abbattendo da 122 a 51,2 milioni l'esposizione debitoria. I maggiori creditori sono le banche (Mps, Banca Marche, Bpb e Bpm, per un totale di 69,6 milioni di euro), ma anche la Regione Puglia (che deve essere rimborsata dei fondi per i lavori non effettuati per circa 4,5 milioni di euro), il Comune di Bari (per l'Ici non pagata) e l'Agenzia delle Entrate.
Parte del denaro per ripagarli arriverà dai 41 milioni messi a disposizione da Prelios-Tpg, il resto dai flussi di cassa (i canoni di fitto della struttura, circa 4 milioni l'anno) e da risorse proprie della famiglia Degennaro. Il salvataggio di Italfinance sarà invece finanziato con la cessione al fondo di Prelios (per 3,8 milioni) di un suolo nel centro commerciale di Casamassima, ma anche con la rinuncia dei fratelli Degennaro a propri crediti personali per 1,7 milioni.
Nicola Capuzzo
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