In una battuta, potremmo dire che le portacontainer di Hapag-Lloyd viaggeranno con l’olio di frittura delle patatine, ma la realtà ovviamente è più complessa. A gennaio 2020, la compagnia tedesca ha avviato la sperimentazione del bunkeraggio con carburante parzialmente derivato da fonti rinnovabili. È il B20, formato per l’ottanta percento da olio combustibile di origine fossile a basso tenore di zolfo e per il restante venti percento (da qua il numero della sigla) da biodiesel a base di oli e grassi da cucina precedentemente utilizzati nell'industria alimentare. Secondo la compagnia, la percentuale di biodiesel riduce le emissioni di CO2 del 90% rispetto ai carburanti convenzionali.
La primo portacontainer di Hapag-Lloyd che si è rifornita di B20 è la Montreal Express, che opera nel SSt. Lawrence Coordinated Service 2 (AT 2) tra Europa e Canada. Per ora l’uso di questo carburante è sperimentale, con lo scopo di raccogliere esperienza e informazioni sulle proprietà del B20 nell'uso operativo. "Stiamo verificando se la quota di biodiesel ha effetti negativi sui macchinari della nave e sul trattamento del carburante. Se il test avrà successo, in futuro altre navi della flotta di Hapag-Lloyd potrebbero operare con il carburante B20", spiega Jan Christensen, Senior Director Purchasing & Supply di Hapag-Lloyd.
"Entro la fine del 2020 vogliamo ridurre le nostre emissioni specifiche di CO2 del 50% rispetto all'anno di riferimento 2008”, aggiunge Jörg Erdmann, Senior Director Sustainability Management di Hapag-Lloyd. “Biocarburanti come il B20 possono aiutarci a raggiungere questo obiettivo. Questo perché, oltre ad avere un basso contenuto di zolfo, il combustibile emette anche meno CO2 dannosa per il clima durante la combustione", spiega Jörg Erdmann, Senior Director Sustainability Management.