Alle 20.00 del 4 ottobre 2022 i lavoratori che operano nella piattaforma logistica Brt di Genova hanno iniziato uno sciopero indetto dal sindacato di base SiCobas con una piattaforma articolata, che comprende un aumento delle retribuzioni, il rientro di un addetto licenziato, il tempo pieno per chi opera da anni nell’impianto e la garanzia di ore contrattuali. La sigla ha proclamato lo sciopero, con presidio davanti ai cancelli dell’azienda, dopo alcune trattative avvenute nelle settimane precedenti. Quattro ore dopo l’inizio dello sciopero, il presidio è stato sciolto da una carica della Polizia.
Una ricostruzione del SiCobas afferma che prima dell’intervento degli agenti, il presidio è stato aggredito “con calci, pugni, insulti razzisti e sessisti da un manipolo raccogliticcio di responsabili, padroncini e qualche autista, molti dei quali giunti da fuori e comunque non operativi in quel momento, mentre la stessa Questura si limitava a comunicarci la chiusura di ogni possibile trattativa”. Ciò dopo che “con la mediazione della questura, l'azienda si diceva pronta a formalizzare una proposta sul passaggio a full time di alcuni lavoratori e sulla tutela del salario del lavoratore a casa”.
La nota del SiCobas precisa che questa azione è stata “capitanata, per di piú, da due dirigenti di spicco della Fit Cisl e della Uiltrasporti genovesi, in prima fila a organizzare i cordoni che avrebbero dovuto attaccare gli scioperanti”. Il sindacato di base denuncia anche “l'aggressione e le minacce, in puro stile mafioso, di cui si erano fatti protagonisti alcuni personaggi sconosciuti, perpetrate ai danni del coordinatore provinciale SiCobas e dei delegati sindacali, mentre si stavano recando ad una trattativa proprio inerente alla vertenza Brt”.
Sui fatti di Genova sono intervenute la Fit Cisl e la Uiltrasporti, fornendo la loro ricostruzione. Innanzitutto affermano che il lavoratore interessato alla richiesta di reintegro “sta ancora lavorando” e che “è stato oggetto di una rissa sul posto di lavoro, a seguito della quale sono intervenute le Forze dell’Ordine, per evitare ulteriore degenerazione e riportare la serenità sul luogo di lavoro”. Riguardo alla sera del 4 ottobre, le due sigle confederali dichiarano che il presidio del SiCobas ha “impedito di fatto ai camionisti di partire per il loro viaggio e il rientro dei camionisti saturi nei limiti orari di guida e obbligati a effettuare il dovuto risposo, nonché lo scarico delle merci, che avrebbe permesso ai 200 autisti operanti nella filiale di poter effettuare la loro attività lavorativa tutelata da legge e Ccnl”.
Quindi “al venir meno del diritto di lavorare, per una mera protesta politica effettuata da persone che nulla hanno a che vedere con Brt, anzi addirittura provenienti da Milano, tutti i lavoratori, camionisti, driver e magazzinieri iscritti alle organizzazioni sindacali confederali, hanno contattato i dirigenti chiedendo supporto e intervento, poiché gli animi era già molto accesi, manifestando l’intenzione di non voler perdere nuovamente una giornata di lavoro come già accaduto il 16 settembre, a seguito di analogo blocco da parte delle stesse persone e per gli stessi motivi”.
I dirigenti dei due sindacati sono andati sul posto “per provare a placare gli umori di tutti, poiché, senza l’intervento dei dirigenti della Fit Cisl e Uiltrasporti la situazione sarebbe degenerata, considerando che si sarebbero scontrati 250 lavoratori, fermamente intenzionati a non perdere ulteriore giornata di lavoro, contro 25 pseudo manifestanti”. La Fit Cisl e la Uiltrasporti attribuiscono al SiCobas “la responsabilità di voler mettere a tutti i costi lavoratori, contro lavoratori, utilizzandoli per avere visibilità, anche a costo di compromettere i loro permessi di soggiorno, a seguito di possibili denunce, e per mascherare il loro insuccesso a differenza di chi invece ha sempre lavorato insieme alle forze dell’ordine per mantenere la pace sociale nel cantiere Brt che a causa della presenza di tanti lavoratori soprattutto di svariate etnie non sempre può essere così scontata”.