Già dalla seconda metà del 2022 gli analisti hanno rilevato un ridimensionamento dei programmi di nuove costruzioni di piattaforme logistiche Amazon negli Stati Uniti, con l’annullamento di alcuni progetti. A gennaio del 2023, il colosso del commercio elettronico ha poi confermato la riduzione di 18mila posti di lavoro. Solo una parte di questi riguarda la logistica, ma questo è un secondo campanello d’allarme. Il terzo suona sulle sponde europee dell’Atlantico e più precisamente in Gran Bretagna, dove Amazon ha annunciato la ristrutturazione della sua rete di distribuzione.
In concreto, ciò comporta la chiusura di sette impianti per la consegna nell’ultimo miglio e di tre centri di distribuzione. I principali ridimensionamenti riguardano la piattaforma di Rolling Mill Road a Jarrow, nel South Tyneside - che venne aperta solo due anni fa - il deposito di 41.524 metri quadrati di Hillwoood e il progetto di 170mila metri quadrati di North Gatwick Gateway di Goya Devlopment a Horley, nel Surrey, a tre miglia a nord dell'aeroporto. Altre chiusure colpiscono Huntingdon, Horley, Newcastle, Birmingham e Hemel Hempstead.
In alcuni casi, la chiusura di un impianto è compensata da nuove aperture, come quelle di Havant, nell'Hampshire, e Aylesford, nel Kent, che sostituiranno due impianti già esistenti. Amazon ha anche in progetto due grandi piattaforme, una di 2,325 milioni di metri quadrati a Peddimore e un’altra, multipiano, di due milioni di metri quadrati a Stockton-on-Tees. Solo al termine di questo programma di ristrutturazione emergerà se ciò comporterà un ridimensionamento delle attività. Intanto la Gran Bretagna ha visto il primo sciopero dei dipendenti del colosso di ecommerce.
La protesta non è contro chiusure d’impianti, bensì riguarda le retribuzioni e le condizioni di lavoro. La ha indetta il sindacato Gmb nella piattaforma di Coventry, che impiega circa trecento persone, per il 25 febbraio 2023 dopo che la società ha proposto un aumento retributivo di 50 centesimi di sterlina l’ora (0,57 euro) dopo sei mesi di richieste d’aumento da parte dei lavoratori. Il sindacato la rifiuta, pretendendo un aumento “adeguato” all’inflazione e sottolinea che Amazon Services nel 2021 ha pagato imposte per 10,8 milioni di sterline a fronte di un utile ante imposte di 204 milioni.
Lo sciopero, che secondo il sindacato è stato votato del 98% dei lavoratori, si è svolto dalle 4.00 alle 8.00 e dalle 16.00 alle 20.00, con un presidio davanti all’impianto dalle 4.00 alle 20.00. In alcune dichiarazioni alla Bbc, alcuni lavoratori hanno affermato che Amazon tratta meglio i robot di loro e che sono richiamati anche se si fermano per pochi minuti.
Le preoccupazioni sul ridimensionamento di Amazon sono arrivate anche in Italia. Dopo la conferma dei 18mila tagli, Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti hanno inviato una comunicazione ad Amazon Italia logistic, ad Amazon Italia Transport e Conftrasporto per chiedere un incontro dedicato ad “acquisire ogni elemento relativo a possibili ricadute occupazionali che possano coinvolgere anche l’Europa e in particolare l’Italia".
Un altro fronte di preoccupazione riguarda il progetto di due piattaforme in Piemonte e in Veneto. Nel primo caso si tratta di una piattaforma realizzata da Scannell Proprietries a Cuneo, che avrebbe dovuto ospitare un impianto di Amazon, per il quale erano già apparse le insegne e che dovrebbe essere stato aperto nell’ottobre del 2022. Ma il sito è rimasto inattivo, spingendo all’inizio di gennaio i sindacati a chiedere chiarimenti sul suo futuro.
L’11 gennaio la società d’investimenti Axa Im Alts ha comunicato di avere acquisito a giugno 2022 la piattaforma, ma sulla sua destinazione sono giunte informazioni contrastanti. Secondo un articolo della Stampa del giorno stesso, la società avrebbe scritto che questo impianto sarebbe locato ad Amazon, mentre su un rapporto delle attività pubblicato sul suo portale web, Axa Im Alts afferma genericamente che è destinato alla logistica urbana. Inoltre, lo stesso articolo della Stampa riferisce che in una dichiarazione il Comune di Cuneo dice che “è interesse del Comune di Cuneo che in quell’area si insedino attività che possano portare occupazione e servizi al territorio”. Insomma, la situazione è tutt’altro che chiara.
Una situazione simile appare a Treviso, dove è già pronto un impianto logistico su un’area industriale dismessa (ex Scardellato) che avrebbe dovuto diventare operativo a settembre 2022, data spostata prima a maggio 2023 e poi a giugno. Anche in questo caso i sindacati esprimono preoccupazione. Sempre Amazon ha presentato nella provincia un progetto per un grande impianto a Roncade di 60mila metri quadrati, per il quale attende una risposta dalla Regione.