La catena della grande distribuzione Esselunga, una delle più note d’Italia, è finita sotto la lente della magistratura in un’inchiesta condotta dal pubblico ministero milanese Paolo Storari, lo stesso che ha avviato le indagini sulla somministrazione di manodopera nella logistica in Dhl Supply Chain, Tnt, Schenker Italia, Brt e Geodis. E proprio la logistica sarebbe uno dei filoni dell’inchiesta, che il 22 giugno 2023 ha portato al sequestro di quasi 48 milioni di euro alla società della Gdo.
Il condizionale resta ancora obbligatorio, perché i magistrati non hanno precisato i contorni dell’inchiesta, ma dalle prime dichiarazioni emerge che i servizi su cui hanno lavorato sono la vigilanza, la logistica e la movimentazione delle merci, nei quali sarebbero stati creati “serbatoi di manodopera”.
Ma quali sono le accuse nei confronti di Esselunga? Gli inquirenti avrebbero rilevato dal 2016 al 2022 una “condotta fraudolenta da numerosi anni e che ha comportato non solo il sistematico sfruttamento dei lavoratori ma anche ingentissimi danni all’erario“. Sarebbero indagati un ex direttore finanziario e il suo attuale successore, più la società stessa per quanto riguarda la responsabilità amministrativa. La Guardia di Finanza ha anche sequestrato beni per quasi 48 milioni di euro. Questi provvedimenti dovranno essere convalidati dal Gip.
La Procura ritiene che sarebbe stata compiuta “una complessa frode fiscale caratterizzata dall’utilizzo, da parte della beneficiaria finale del meccanismo illecito, di fatture per operazioni giuridicamente inesistenti e dalla stipula di fittizi contratti di appalto per la somministrazione di manodopera in violazione della normativa di settore, che ha portato all’emissione e al conseguente utilizzo di fatture inesistenti per un ammontare complessivo di oltre 221 milioni di euro, più Iva superiore a 47 milioni di euro”.
Il meccanismo comprenderebbe la creazione di società filtro per la somministrazione della manodopera, che a loro volta hanno usato cooperative (i cosiddetti serbatoi). In alcuni casi, Esselunga avrebbe intrattenuto rapporti diretti con queste ultime, che non avrebbero versato contributi previdenziali e assistenziali.
I lavoratori dovevano “migrare” tra le società, quando queste accumulavano un elevato debito nei confronti dell’Erario. In questo modo, il committente poteva “fruire delle prestazioni dei lavoratori inquadrati formalmente come dipendenti delle società cosiddette ‘serbatoi’ di manodopera, beneficiando al contempo del diritto alla detrazione dell’Iva esposta sulle fatture che caratterizzano i rapporti in discussione”.
Dopo la diffusione della notizia, Esselunga ha diffuso un comunicato in cui dichiara di “essersi attivata per offrire la più ampia collaborazione alle autorità giudiziarie e pieno supporto per lo svolgimento delle attività. Attendiamo con fiducia le verifiche e gli approfondimenti, nella consapevolezza di aver operato sempre nel rispetto della legalità”.