Il 27 febbraio 2017 Aldo Milano venne arrestato con l'accusa di estorsione perché, secondo la Procura di Modena, tra la fine del 2016 e l'inizio del 2017 avrebbe chiesto alla Alcar Uno di Castelnuovo Rangone una somma compresa tra 60mila e 90mila euro per interrompere i picchetti davanti all'azienda, attuati nell'ambito di una vertenza contro il licenziamento di alcuni lavoratori. Un video ripreso da telecamere nascoste dalla Polizia mostrava uno dei due responsabili dell'azienda che, d'accordo con la Polizia, consegnava una busta a Danilo Piccinini, che era seduto di fronte all'imprenditore e accanto a Milani. Le immagini sono mute e mostrano che la busta è stata presa dal solo Piccinini.
Subito dopo l'arresto, il SiCobas denunciò l'accusa come una montatura e Milani dichiarò di non sapere nulla né della richiesta di denaro fatta all'impresa da Piccinini, che si era posto come intermediario tra il sindacato e l'impresa, né del contenuto della busta. Il sindacalista dichiarò che lui era in quell'ufficio solo per parlare dei 55 licenziamenti. Mentre Piccinini ha chiesto il rito abbreviato, dove ha già subito una condanna a due anni e quattro mesi, Milani ha scelto la normale procedura, affrontando un processo che si è concluso in primo grado il 13 maggio con la sua assoluzione per non avere commesso il fatto, a fronte della richiesta del pubblico ministero di una condanna a due anni e quattro mesi.
In un comunicato diffuso dopo la notizia dell'assoluzione, il SiCobas Nazionale ribadisce che "l'intera vicenda era solo un'enorme castello di carta", aggiungendo che "il teorema accusatorio della Questura di Modena contro Aldo Milani è stato costruito in maniera talmente goffa da non risultare minimamente credibile ai giudici".
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