Tra i maggiori produttori mondiali di grano, ogni anno l’Ucraina immette nel mercato 45 milioni di tonnellate di grano. Con lo scoppio della guerra, le rotte di esportazione attraverso il Mar Nero sono state interrotte o hanno subito forti ritardi, portando a un grave rialzo dei prezzi del grano, minando la sicurezza alimentare di tutto il mondo e minacciando i mezzi di sussistenza di milioni di persone in tutto il mondo. La reazione dell’UE è stata la creazione di corridoi di solidarietà, ovvero nuove rotte logistiche, in gran parte attraverso la Polonia, per il transito di prodotti agricoli destinati all’UE, come cereali, semi oleosi e altri beni di primaria importanza ma anche di aiuti umanitari e carburante destinati all’Ucraina.
In un recente comunicato il ministero delle Infrastrutture polacco ha evidenziato una serie di misure che sono state messe in atto per migliorare il flusso di merci dall’Ucraina. Tra queste, la separazione del traffico passeggeri da quello merci alla frontiera di Korczowa-Krakowiec, la trasformazione del valico di Dorohusk-Jagodzin, ora riservato unicamente alle merci, ma anche l'apertura di un nuovo valico avvenuta il 13 febbraio di quest’anno.
Le misure introdotte hanno consentito di gestire, secondo il vice-ministro Rafał Weber, un flusso di merci 27 volte più alto rispetto a quello occorso negli anni scorsi e addirittura più alto del flusso destinato alla Cina, che ha così perso il primato di primo importatore di prodotti agricoli ucraini, detenuto dal 2019. Nonostante i risultati raggiunti, la Polonia è ancora al lavoro per migliorare ulteriormente l’efficienza dei valichi di frontiera e della rete di trasporto di trasporto interna, con lo scopo di poter fronteggiare flussi di merci ancora più elevati.
I corridoi di solidarietà sono al momento l’unica opzione valida per importare prodotti ucraini e, sempre secondo il ministero polacco, le nuove rotte logistiche, che comprendono i porti della costa baltica, rappresentano la chiave per lo sviluppo di ulteriori collegamenti che proseguiranno sul territorio ucraino. Le esportazioni attraverso il Mar Nero stanno invece subendo dei forti rallentamenti e, come dichiarato dal JCC Joint Coordination Center, un organo incaricato di vigilare sulle esportazioni di grano attraverso lo stretto turco, 152 navi sarebbero in attesa di carico intorno al porto di Odessa.
Le ispezioni alle navi in partenza stanno infatti subendo forti ritardi e le esportazioni di grano sono diminuite dalle 3,7 milioni di tonnellate registrate a dicembre 2022 alle 3 milioni registrate a gennaio 2023. Proprio per questo motivo e date le difficoltà emerse nell’ultimo anno, L’international Chamber of Shipping, che rappresenta circa l’80% degli armatori globali, ha inviato una lettera aperta al segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres per chiedere l’immediato rilascio delle navi e dei marinai bloccati nei vari porti del Mar Nero. L’appello è stato firmato da oltre trenta compagnie mercantili ed è stato inviato in occasione dell’anniversario dell’invasione russa, iniziata il 24 febbraio 2022.
Si legge nella lettera: “Facciamo appello alle Nazioni Unite, e alla Sua influenza diplomatica, affinché affronti con urgenza la questione di evacuare tutti i marinai e le navi rimaste bloccate. I nostri marinai sono il cuore della nostra industria e non possono essere dimenticati. Da dodici mesi ormai sono stati coinvolti in una crisi che va ben oltre il loro controllo. Fare il proprio lavoro non può andare a scapito delle loro vite”. Prosegue poi l’ICS: “Riconosciamo e celebriamo le Nazioni Unite e la vostra leadership per l'Iniziativa del Grano del Mar Nero. Questo ha permesso il passaggio sicuro di carichi di grano e fertilizzanti dall'Ucraina alle popolazioni più bisognose e ha impedito che i prezzi dei prodotti alimentari finissero fuori controllo. Siamo impegnati a sostenere il successo dell'Iniziativa, ma ciò non può avvenire a discapito delle vite di lavoratori innocenti. È necessario agire subito. Senza i nostri marinai, la movimentazione dei vitali carichi di grano dai porti ucraini non sarebbe stata possibile. Anche se l'evacuazione presenta delle sfide, deve comunque essere una priorità assoluta. Altrimenti rischiamo la vita dei nostri marinai, e questo è inaccettabile”.
Marco Martinelli