Da oltre un anno, il trasporto delle merci e la logistica sono come una nave delle Ong: in alto mare aspettando decisioni del Governo. Invece di migranti, questa nave è carica di problemi da risolvere. Prima bisognava aspettare la formazione del Governo, preceduta da trattative e firma di contratti, poi è piombata l'emergenza del ponte Morandi, poco dopo sono giunte le dimissioni prima del sottosegretario leghista ai Trasporti e del vice-ministro, seguite dalla decisione leghista di non sostituirli e infine la dichiarazione di Salvini di sfiduciare il primo ministro (per ora annunciata), col rischio di elezioni anticipate e quindi altri mesi prima di avere un nuovo Governo che possa occuparsi del settore. Tutto sotto la minaccia di un aumento dell'Iva e di una procedura d'infrazione comunitaria.
In questi mesi al centro della bufera si è trovato il ministro dei Trasporti pentastellato Danilo Toninelli, accusato d'incompetenza tecnica e politica. Ma sul palcoscenico del Papetee Beach sono emersi gli errori della Lega nella gestione del ministero. A cominciare dai nomi dei suoi esponenti. Armando Siri è arrivato al ministero con una condanna di un anno e otto mesi patteggiata per bancarotta fraudolenta dopo il fallimento della società MediaItalia, che non è certo un precedente ideale per partecipare a un Governo con i pentastellati. Così, pochi mesi dopo la nomina la sua posizione è diventata indifendibile con il suo coinvolgimento in un'inchiesta per una presunta corruzione nell'ambito d'incentivi per l'eolico. L'8 maggio, il Presidente del Consiglio non ha così trovato una opposizione alla sua decisione di revocare la carica a Siri.
Il secondo scivolone leghista è stata la proposta di Edoardo Rixi come vice-ministro. Persona indubbiamente più competente dello stesso ministro nel settore e ben introdotta nel mondo del trasporto ligure, grazie anche alla sua esperienza come assessore regionale alla Logistica e ai Porti. Ma fin dalla sua candidatura aveva una spada di Damocle sulla testa: un rinvio a giudizio (da febbraio 2016) per peculato e falso, nell'ambito di una più ampia inchiesta su fondi regionali usati da alcuni assessori regionali per scopi privati. Quando il 30 maggio 2019 Rixi subì la condanna in primo grado a tre anni e cinque mesi, anche la sua posizione divenne indifendibile e dovette dimettersi, lasciando al ministero solo due rappresentati politici, entrambi pentastellati: il ministro Toninelli e il sottosegretario Michele Dell'Orco.
Ma questi appaiono peccati veniali: non è certo la prima volta, e non sarà l'ultima, che un esponente di Governo italiano è indagato, imputato o condannato. Il terzo scivolone di Salvini appare più grave: non indicare i sostituiti di Siri e Rixi, lasciando così privi di referenti intere categorie del trasporto, tra cui quelle importanti dell'autotrasporto e del marittimo. Hanno supplito i funzionari del ministero, competenti ma privi di potere politico, mentre il ministro Toninelli girava l'Italia costruendosi la fama di "sbloccacantieri" (Torino-Lione a parte, ovviamente).
Salvini non ha veramente spiegato la decisione di non sostituire i due rappresentanti leghisti ai Trasporti, limitandosi ad affermare che avrebbe riportato Siri e Rixi. Cosa che finora non è avvenuta e che difficilmente potrà avvenire, almeno fino a quando permarrà l'attuale panorama e clima politico. Probabilmente Salvini puntava al vertice stesso del ministero, imponendo la cacciata di Toninelli. Una manovra attuata a Ferragosto su un campo più ampio, con l'annuncio della sfiducia al primo ministro Conte, che però è stata respinta dai Cinquestelle. Non sappiamo come finirà questa partita, ma è certo che questa strategia leghista ha negato l'approdo alla nave del trasporto per altri mesi.
Finora la politica leghista ha ottenuto il supporto di alcune "ong", leggi associazioni del trasporto, che non solo non hanno chiesto conto del vuoto lasciato al ministero dei Trasporti, ma in alcuni casi hanno perfino legittimato Salvini come una sorta di ministro dei Trasporti, invitandolo ai convegni e partecipando a riunioni. E sulla competenza del segretario leghista nei trasporti ricordiamo che l'unica sua proposta nota in questo campo risale a quando era consigliere comunale a Milano e nel 2009 chiese di riservare alcune carrozze della metropolitana ai cittadini milanesi.
Comunque, oltre a generiche prese di posizioni e qualche selfie, la Lega in questa fase non ha molto potere nella politica dei Trasporti, non solo perché non ha esponenti al ministero, ma anche perché gli altri ministri importanti per il settore (Sviluppo Economico, Finanze e Lavoro) sono pentastellati. Insomma, il ministero dell'Interno può chiudere i porti ai naufraghi, ma non può aprirli ai container.
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