Il 14 aprile 2025 la giornalista di Bloomberg TV Danny Lee ha intervistato il Ceo di Dhl, Tobias Meyer, sull’attuale situazione della logistica globale di fronte alla politica altalenante di Trump sui dazi. La notizia più recente, al momento dell'intervista, è il rinvio di novanta giorni dell’introduzione dei dazi su alcuni prodotti elettronici, che ha dato un parziale sollievo a molte aziende, in particolare per le merci già in transito. Secondo Meyer, tuttavia, il fatto che la misura sia stata resa retroattiva al 5 aprile ha generato ulteriori complicazioni sul piano operativo, costringendo le imprese a rielaborare le pratiche doganali già chiuse. L’incertezza resta alta, anche perché l’amministrazione statunitense sta valutando l’impatto di questi beni sotto il profilo della sicurezza nazionale, secondo quanto previsto dalla Sezione 232 del codice federale. Una situazione che lascia i clienti di Dhl in una posizione di forte instabilità.
A rendere il quadro ancora più complesso, secondo il dirigente tedesco, è la crescente stanchezza tra i decisori industriali. Meyer parla apertamente di una “fatica” nel settore manifatturiero e distributivo: le aziende faticano a comprendere se e quanto le misure annunciate resteranno in vigore, o se verranno modificate pochi giorni dopo. Questo clima di volatilità scoraggia decisioni strategiche e rallenta le attività. Un esempio evidente si è avuto lo scorso febbraio, quando è stata eliminata la soglia di de minimis per le importazioni negli Stati Uniti, che esentava dalla dichiarazione doganale e dai dazi le spedizioni sotto gli 800 dollari. Il risultato è stato un raddoppio immediato del numero di pratiche da gestire da parte delle autorità doganali americane, con gravi ripercussioni sul piano operativo.
Nel frattempo, molte aziende stanno cercando di rivedere la localizzazione della produzione e degli inventari, per proteggersi meglio da eventuali nuovi ostacoli commerciali. Ma l’incertezza sulle intenzioni politiche delle Autorità statunitensi rende difficile ogni valutazione. In molti casi, secondo quanto riferisce Meyer, la scelta è rimandare: aspettare e osservare, piuttosto che prendere decisioni che potrebbero rivelarsi presto obsolete.
Di fronte a questa instabilità, Dhl ha scelto di guardare oltre gli Stati Uniti e puntare su settori e aree con tendenze di crescita più solide. Un esempio concreto è l’apertura di un nuovo hub farmaceutico a Singapore, che s’inserisce in una strategia aziendale proiettata al 2030 e basata sull’investimento in comparti ad alto potenziale, come le scienze della vita e la sanità. Per Meyer, si tratta di un passo logico, in quanto il 75% del commercio globale non riguarda gli Stati Uniti, ma flussi sempre più intensi tra Europa, Asia e altre regioni. La crescita dei traffici asiatici, in particolare, è un’area su cui Dhl sta concentrando attenzione e risorse. Anche la Malesia rientra in questi piani, con un rafforzamento previsto dell’organico per supportare la domanda in crescita.
Accanto alla logistica farmaceutica, anche il commercio elettronico rappresenta un pilastro del futuro del gruppo. Oggi, un terzo del fatturato di Dhl è legato al commercio elettronico e la società detiene una posizione al vertice nel trasporto, nello stoccaggio e nella distribuzione internazionale di prodotti farmaceutici. La transizione energetica, con l’espansione delle energie rinnovabili e la necessità di movimentare pale eoliche, pannelli solari e componenti legati all’efficienza energetica, costituisce un’altra direttrice di sviluppo su cui l’azienda punta con decisione.
Sul fronte dei dazi, Meyer non ha dubbi: l’onere finirà per ricadere sui consumatori. Se sono imposte tasse aggiuntive sui beni importati, qualcuno dovrà pagarle, e alla fine sarà il consumatore finale a sostenere il costo. Il problema, tuttavia, è più ampio: le incertezze e i continui cambiamenti normativi rischiano di rallentare o bloccare investimenti cruciali, con il rischio concreto di carenze nei mercati in futuro. La resilienza del consumatore americano, finora abbastanza solida, potrebbe non bastare se il rincaro colpirà in modo significativo settori come l’elettronica o i beni industriali.
Nonostante queste sfide, conclude Meyer, Dhl mantiene ferme le proprie ambizioni. Il piano di crescita al 2030, che prevede un incremento del fatturato del 50%, resta valido. Secondo il Ceo, il Gruppo vanta una posizione di forza nei mercati internazionali non legati agli Stati Uniti, dove possiede quote di mercato più rilevanti. Anche le attività domestiche negli Usa, molto solide, non dovrebbero subire grandi contraccolpi. La domanda globale, alimentata da tendenze strutturali come l’invecchiamento della popolazione asiatica, i progressi della medicina e la diffusione dell’e-commerce, continuerà a sostenere lo sviluppo della logistica avanzata, inclusa la catena del freddo per i prodotti farmaceutici.
In un contesto di forti turbolenze, Dhl sembra scegliere un approccio pragmatico. La gestione quotidiana degli hub, la riallocazione degli aerei e l’adeguamento delle capacità operative richiedono flessibilità elevata, ma l’azienda continua a orientarsi su orizzonti di medio-lungo periodo. Come afferma lo stesso Meyer, non si tratta di “svegliarsi ogni giorno in assetto di guerra”, ma di rimanere calmi, affrontare le difficoltà operative e continuare a investire là dove i trend strutturali indicano crescita.