Con l’introduzione delle cosiddette Liberation Day Tariffs - ossi i dazi applicati da aprile 2025 a quasi tutti i Paesi del mondo - annunciate dal Presidente Trump, la logistica internazionale si trova ancora una volta a fare i conti con un’onda lunga di incertezza. Le nuove tariffe sulle importazioni verso gli Stati Uniti arrivano in un momento delicato, in cui molte aziende stanno cercando di consolidare le proprie catene di approvvigionamento dopo anni di turbolenze dovute alla pandemia, alle tensioni geopolitiche e alla crisi energetica. L’impatto per spedizionieri, operatori logistici e procurement manager rischia di essere significativo, ma secondo Xeneta esistono strumenti e strategie per affrontare con lucidità questa nuova fase.
In un recente articolo pubblicato sul blog ufficiale della società– specializzata nell’analisi dinamica delle tariffe di trasporto container – il Chief Analyst Peter Sand delinea una serie di azioni concrete per limitare l’esposizione delle aziende e trasformare le difficoltà in occasioni di vantaggio competitivo. L’approccio si fonda sull’osservazione dei dati di mercato e sull’adozione di una mentalità flessibile e analitica nella gestione delle rotte, dei contratti e delle configurazioni della catena di fornitura.
Uno degli aspetti più interessanti emersi dall’analisi riguarda l’andamento delle tariffe spot per le rotte transpacifiche. Nonostante il quadro di instabilità, i costi di trasporto sono in calo marcato rispetto all’inizio dell’anno: le tariffe dalla regione dell’Estremo Oriente agli Stati Uniti sono diminuite del 43% verso la costa orientale e del 50% verso quella occidentale. L’aumento registrato il 1° aprile – pari all’8% e al 14% rispettivamente – appare come un rimbalzo tecnico, senza per ora modificare l’andamento discendente. Questa dinamica rappresenta un’opportunità da cogliere per gli spedizionieri: negoziare in modo proattivo con i vettori marittimi, sfruttando il potere contrattuale derivante dai dati reali di mercato, può contribuire a compensare almeno in parte l’incremento dei costi doganali.
Un altro punto essenziale sottolineato da Xeneta riguarda la necessità di mantenere la massima flessibilità operativa. In un ambiente globale soggetto a cambiamenti repentini, vincolarsi a fornitori unici o a rotte predefinite rischia di rivelarsi controproducente. È quindi consigliabile diversificare i percorsi logistici, valutare l’opportunità di spostare i volumi su altri porti o vettori, e stipulare contratti che prevedano clausole di rinegoziazione automatica in caso di mutamenti delle condizioni di mercato. L’agilità contrattuale si afferma così come un fattore critico di successo, capace di garantire continuità operativa e controllo dei costi.
L’analisi di Sand invita anche a considerare con attenzione le simulazioni di scenari alternativi. Oggi più che mai, le aziende dispongono di strumenti per modellare virtualmente l’intero flusso della catena di fornitura, valutando l’impatto di spostare l’origine della produzione da un Paese all’altro, confrontando tariffe, capacità portuali, tempi di transito e affidabilità dei vettori. L’esempio citato è emblematico: un’azienda che attualmente produce in Cina potrebbe prendere in considerazione una rilocalizzazione parziale in Vietnam o in Messico, simulando costi e benefici prima di prendere una decisione concreta. Questo tipo di approccio richiede che i professionisti della logistica e degli acquisti sviluppino una vera e propria competenza analitica, orientata a processi decisionali basati su dati.
La creatività, in alcuni casi, può spingersi anche oltre le rotte e le tariffe, fino a toccare la logica doganale. Viene infatti evocata la possibilità, per certi operatori, di ricorrere a triangolazioni doganali: spedire prodotti dalla Cina verso paesi terzi come il Brasile, effettuare operazioni di reimballaggio che ne alterino l’origine commerciale e quindi importare negli Stati Uniti beneficiando di condizioni più favorevoli. Si tratta evidentemente di strategie complesse, che richiedono una rigorosa compliance normativa e una gestione trasparente della documentazione, ma che dimostrano come l’intelligenza logistica possa diventare uno strumento di difesa contro le misure protezionistiche.
Nel contesto attuale, si rafforza anche l’interesse verso contratti di trasporto indicizzati, che consentono di assorbire la volatilità del mercato senza dover rinegoziare continuamente i termini. Ancorare le condizioni economiche a un indice di riferimento condiviso rappresenta una soluzione equilibrata per aziende che desiderano maggiore prevedibilità nella gestione dei costi, evitando di subire le fluttuazioni del mercato spot. In questo modo, i team procurement possono liberare risorse e concentrare gli sforzi su attività a maggiore valore strategico, come l’analisi del rischio o l’ottimizzazione dei fornitori.
Tutto ciò, naturalmente, si basa sulla disponibilità di informazioni affidabili e aggiornate. In un mondo in cui la catena di fornitura si estende su territori sempre più ampi e meno familiari, la qualità dei dati diventa un assetto logistico di primaria importanza. Disporre di un sistema di controllo continuo e accessibile, capace di restituire una visione trasparente delle condizioni di mercato, rappresenta oggi un vantaggio competitivo non trascurabile. Le aziende che investono in intelligence logistica e che sanno leggere in anticipo i segnali del mercato saranno quelle più pronte a cogliere nuove opportunità e ad affrontare le crisi future con maggiore resilienza.