La riunione che dovrebbe essere decisiva per le sorti di una parte di Artoni si è svolta il 23 marzo 2017 nella sede del ministero per lo Sviluppo Economico e vi hanno partecipato un rappresentante di Artoni, uno di Fercam, due di Anita e nove delle segreterie dei sindacati Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti, più quelli delle strutture territoriali e i rappresentanti sindacali delle due aziende. Il documento finale è stato firmato da tutte le parti, quindi dovrebbe diventare presto operativo.
Nella premessa, l'accordo riconosce che "Artoni si trova attualmente nell'impossibilità di proseguire regolarmente l'intera attività d'impresa e di acquisire e realizzare nuove commesse, in quanto priva delle necessarie risorse e versa in una situazione di tensione finanziaria ed è in stato di crisi".
Il testo prevede che Fercam affitta alcuni rami operativi (ossia centri distributivi) di Artoni Trasporti con vincolo dell'acquisto, ma ad alcune condizioni. L'azienda altoatesina accoglierà solamente i dipendenti di Artoni occupati nei rami d'azienda affittati, chiedendo esplicitamente di essere liberata dal rischio che quelli che non saranno impiegati nelle attività dei rami d'azienda affittati "avanzino pretese di trasferimento".
Le organizzazioni sindacali hanno chiesto che siano attivate azioni per salvaguardare l'occupazione di tutti i lavoratori coinvolti, diretti e indiretti, anche tramite la continuità delle attività aziendali non rilevate da Fercam. Per i lavoratori di queste ultime, i sindacati chiedono l'avvio della cassa integrazione straordinaria (per cui avverrà una riunione il 29 marzo al ministero del Lavoro). Inoltre, i sindacati hanno chiesto che Fercam presenti un piano d'impresa.
Il documento firmato il 23 marzo impegna Fercam a rilevare quattordici rami d'azienda dal 1° aprile 2017 al 31 marzo 2018, mantenendo con i loro dipendenti l'attuale rapporto di lavoro subordinato. Di questi lavoratori, restano a carico di Artoni tutti i crediti maturati fino al 31 marzo 2017, come per esempio retribuzioni arretrate, quote di 13a e 14a, di ferie, di rol, ex festività e tfr. Nel passaggio, i lavoratori manterranno il CCNL Trasporto Merci e Logistica e del contratto di secondo livello, compreso il ticket mensa da 1,5 euro. Il testo prevede anche che resteranno immutate le sedi di lavoro, ma sarà possibile l'uso del distacco temporaneo. Se Fercam vorrà ampliare il numero dei lavoratori dovrà dare la precedenza a quelli in forza ad Artoni.
Il testo impegna Artoni a usare i lavoratori non coinvolti nell'affitto nelle attività aziendali restanti, di cui l'accordo cita però solamente le sedi di Genova e Trieste, che lavoreranno per Fercam pur restando nel perimetro di Artoni. La mancata saturazione degli addetti in tali attività sarà compensata tramite la cassa integrazione.
L'allegato all'accordo riporta le filiali che Artoni affitta a Fercam con i relativi dipendenti: Mairano (Brescia) con otto persone; Caorso (Piacenza) con nove persone; Cesena Pievestina con 15 persone; Campogalliano (Bologna) con 17 persone; Gorla Minore (Varese) con 10 persone; Reggio Emilia con 15 persone; Montegranaro (Fermo) con 10 persone; Pontedera (Pisa) con 11 persone; Buronzo (Vercelli) con 5 persone; Mantova con 9 persone; Dalmine (Bergamo) con 12 persone; Alessandria con 6 persone; Narni (Terni) con 4 persone; Cisterna di Latina con 5 persone.
Restano quindi fuori dal perimetro Fercam il quartier generale e 53 filiali che occupano circa quattrocento persone. Per due, Genova e Trento, sarà garantita la continuità mentre per le altre al momento non ci sono notizie e potrebbero essere soggette alla cassa integrazione. L'accordo non cita l'indotto, che occupa altre tremila persone, tra addetti alla movimentazione nei magazzini e autotrasportatori, che non solo rischiano di perdere il lavoro, ma anche il pagamento delle fatture arretrate. Diverse imprese non sono pagate dallo scorso luglio.
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