Il 19 settembre 2017 i Finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Rieti – in sinergia con il Gico del Nucleo di Polizia Tributaria di Ancona e i funzionari dal Servizio Centrale Antifrode della Dogana di Roma e Bologna – hanno eseguito otto arresti per associazione a delinquere internazionale specializzata nelle frodi alle accise e all'Iva, nell'ambito dell'operazione Meeting. L'indagine è stata complessa è ha coinvolto la Procura di Rieti, che la ha coordinata con la Direzione Distrettuale Antimafia di Ancona.
Secondo gli inquirenti, le otto persone (residenti in Italia, Gran Bretagna e Romania) hanno venduto tra gennaio 2015 e giugno 2016 prodotti alcolici evadendo completamente Iva e accise. Tramite la produzione di certificati doganali falsi, risultava che gli alcolici provenivano da magazzini in sospensione d'imposta situati in Europa ed erano esportati dal porto di Ancona verso alcuni Paesi africani. In realtà, i prodotti venivano venduti all'intero dell'Unione Europea, evitando così il pagamento delle imposte.
La Finanza spiega in una nota che "l'attività investigativa ha accertato che alcuni finanziatori indo-pakistani della City di Londra, attraverso la mediazione di broker italiani e rumeni residenti all'estero, offrivano per ogni falsa spedizione all'estero un compenso di circa 12mila euro. Il sodalizio, grazie alla connivenza di spedizionieri e un funzionario pubblico corrotti, riusciva a regolarizzare le movimentazioni delle merci attraverso l'emissione di falsi documenti amministrativi elettronici denominati e-AD. Tali documenti, che hanno sostituito i vecchi formulari cartacei, sono obbligatori per accompagnare la circolazione dei prodotti soggetti ad accise circolanti, sia a livello nazionale che a livello comunitario, in sospensione di tale imposta". Il denaro era scambiato attraverso tre persone che lo lasciavano in alcune valigette in camere d'albergo del Centro Italia.
Durante l'indagine, la Finanza ha svolto pedinamenti degli indagati, individuando un residente a Spoleto che fungeva da collegamento con inglesi e rumeni e che con un faccendiere romano dirigeva le attività illecite in Italia, coinvolgendo il funzionario doganale e i due spedizionieri, operanti nel porto di Ancona. Durante l'inchiesta, i Finanzieri hanno scoperto in un deposito fiscale di Spoleto 22.015 chili di vodka, con la denunzia a piede libero di tre persone. In seguito, i militi hanno scoperto altri 56mila chili di alcol puro.
Gli inquirenti hanno quantificato il traffico il 1200 tonnellate di vari prodotti, per un valore commerciale di sei milioni di euro, che ha comportato un'evasione dell'accisa e dell'Iva di quattro milioni, oltre all'evasione delle imposte dirette per la vendita in nero. Alle persone arrestate sono stati contestati a vario titolo reati di associazione a delinquere finalizzata alla sottrazione ed al pagamento delle accise, nonché quelli di corruzione e falsità in atti, con l'aggravante della transnazionalità.
L'associazione degli Spedizionieri Doganali di Ancora precisa che "Con riferimento alle notizie pubblicate negli ultimi giorni riguardanti l'indagine sui traffici illeciti che ha coinvolto, oltre ad un funzionario della Dogana di Ancona, anche alcuni operatori, si ritiene necessario formulare alcune precisazioni. Nel ricostruire l'accaduto si è fatto generico riferimento al coinvolgimento di alcuni Spedizionieri, tuttavia ci preme sottolineare che nessuno Spedizioniere Doganale iscritto all'Albo risulta coinvolto nei fatti criminosi emersi grazie alle indagini della Guardia di Finanza e dell'Agenzia delle Dogane. Inoltre, proprio su tale delicata questione il Consiglio Territoriale di Ancona ha fornito alla Direzione dell'Ufficio Doganale di Ancona la massima disponibilità e collaborazione, affinché fossero chiariti i contorni della vicenda e si evitassero inopportune generalizzazioni che avrebbero potuto nuocere all'immagine dell'intera categoria.
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