L'indagine è iniziata a gennaio 2016 dopo alcuni approfondimenti svolti dalla Guardia di Finanza sul fallimento di una società bresciana che svolgeva attività d'import-export di plastica. I militi hanno analizzato la documentazione dell'impresa e hanno svolto sopralluoghi in alcuni magazzini, scoprendo non si trattava di un semplice fallimento, bensì di bancarotta fraudolenta patrimoniale e documentale aggravata. Per tale accusa sono state denunciate sei persone, tra cui i responsabili di due imprese di spedizione con sede in Val Camonica (di cui non è stato rivelato il nome).
Secondo gli inquirenti, gli amministratori della società fallita hanno acquistato grandi quantità di granuli di plastica, fingendo una vendita solo formale a società con sede in Repubblica Ceca (rappresentata da uno svedese) e in Inghilterra (rappresentata da un bresciano), che non risultavano aver pagato la merce. Invece, la plastica era realmente venduta in nero a soggetti ancora sconosciuti. Per attuare questa frode, l'impresa bresciana ha ottenuto la complicità di due società di spedizione, una delle quali fallita a sua volta.
Grazie a questo meccanismo, gli amministratori della società d'import-eport hanno svuotato di risorse economiche l'impresa, prima di farla fallire, causando un danno ai creditori. L'indagine ha scoperto una distrazione patrimoniale pari a 3,5 milioni di euro.
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