Mentre le fabbriche cinesi stanno riprendendo la produzione e quindi l’invio di merci verso l’Italia, soddisfando ordini precedenti all’emergenza della Covid-19 nel nostro Paese, quelle italiane chiudono a causa del Decreto del Presidente del Consiglio del 22 marzo 2020. Quindi, i magazzini di tali impianti non potranno ricevere il flusso di merci che è già in viaggio e che nei prossimi si riverserà e sugli aeroporti italiani. Dove stoccare tutta questa merce e chi ne pagherà i costi?
Per affrontare questo problema, Fedespedi chiede al Governo di chiarire che l’attività dei magazzini sia consentita in tutte le aziende, fatto salvo il rispetto delle condizioni previste e condivise a tutela della salute dei lavoratori. “Questo chiarimento, volto a considerare in tutta la sua ampiezza l’attività di magazzinaggio che rientra a pieno titolo tra i codici Ateco esentati dalla sospensione dell’attività, è fondamentale per assicurare agli operatori del settore logistica, trasporto e spedizioni cui è chiesto il rispetto del Protocollo per il contrasto alla diffusione del contagio nei luoghi di lavoro e delle specifiche linee guida fornite dal ministero dei Trasporti, di poter consegnare e ritirare presso i clienti le merci in arrivo o già prodotte e pronte per l’invio in ambito nazionale come internazionale, considerato che tre giorni di tempo possono non essere stati sufficienti”, spiega l'associazione in una nota.
Fedespedi chiede anche agli operatori dello shipping, del terminalismo portuale e dell’handling aeroportuale di considerare “con senso di responsabilità e alla luce del carattere eccezionale della situazione in corso, di estendere le franchigie per la sosta delle merci”. È quello che è stato fatto in Cina mentre il Paese stava affrontando l’emergenza, che ha causato l’accumulo di contenitori nei porti.
Infine, Fedespedi confida che il Governo “consapevole del ruolo strategico della logistica, confermi misure a sostegno della liquidità e in generale volte ad alleviare le criticità che gli operatori stanno affrontando nel loro impegno al servizio dell’economia del Paese e dei fabbisogni di imprese e consumatori senza ulteriormente gravare sul commercio internazionale sul Made in Italy in particolare”.