La vertenza sui 361 licenziamenti e 115 trasferimenti annunciati lo scorso aprile da FedEx e Tnt, in seguito alla fusione delle due società, sembra chiusa il 5 luglio dopo una lunga trattativa con i sindacati confederali (preceduta da alcuni giorni di sciopero) avvenuta al ministero del Lavoro. Secondo quanto annunciano le stesse sigle sindacali, infatti, le due aziende hanno concordato di ritirare sia i licenziamenti, sia i trasferimenti, trasformandoli in un accordo che prevede la ricollocazione interna o incentivi per l'esodo volontario, con un programma di formazione per tutti, sia chi resta, sia chi decide di lasciare l'azienda. Inoltre, FedEx s'impegna ad assicurare la priorità al riassorbimento dei lavoratori se avrà bisogno di nuove assunzioni. Dalle prime informazioni, i lavoratori che erano stati considerati in esubero in Tnt dovrebbero passare a FedEx e tale processo dovrebbe terminare il 30 aprile 2019.
"È importante aver ottenuto le necessarie garanzie occupazionali con il mantenimento dei diritti normativi e salariali all'interno dell'azienda sia per chi rischiava il licenziamento sia per chi il trasferimento, a seguito della chiusura della propria filiale. Con l'accordo siamo riusciti a mantenere l'occupazione in particolare al Sud dove non ci sono sufficienti possibilità di essere ricollocati", commentano Giulia Guida, segretaria nazionale della Filt Cgil e Antonio Pepe della Filt Cgil.
Maurizio Diamante, segretario nazionale di Fit Cisl sottolinea che "ancora una volta la contrattazione si conferma uno strumento determinante per risolvere anche le problematiche più complesse" e coglie l'occasione per chiedere al Governo la riapertura del Tavolo della Logistica presso il ministero dello Sviluppo Economico: "Questo settore ha bisogno urgentemente di legalità e regole certe, perché dai rider agli scioperi selvaggi, passando per il dumping e le crisi aziendali, sono tanti i nodi da sciogliere che ne stanno frenando la crescita".
Durante la trattativa precedente all'incontro del 5 luglio, la Uiltrasporti aveva assunto una posizione diversa dalle altre due sigle, rifiutandosi di sedere al tavolo con la sola controparte imprenditoriale e chiedendo solo incontri in sede ministeriale. "Questa scelta si è confermata giusta", spiega il segretario generale Claudio Tarlazzi, secondo cui in questo contesto siamo riusciti ad ottenere l'accordo migliore possibile e siamo riusciti a far compiere passi significativi rispetto alle disponibilità aziendali avanzate prima dell'ultimo incontro".
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