Il 31 ottobre 2019 non sarà più la data dell'uscita del Regno Unito dall'Unione Europea, perché la data è stata spostata al 31 gennaio 2020, salvo ovviamente ulteriori proroghe di quella che è diventata ormai una mezza farsa e una mezza tragedia. I conflitti interni tra Parlamento e Governo di Londra hanno spinto il Regno Unito a chiedere un'ulteriore rinvio, che è stato accolto da Bruxelles perché non ci sono i tempi tenici per compiere la Brexit prima del 31 ottobre, ma anche perché nessuno vuole che avvenga senza accordi. Così ora al posto di hard Brexit si parla di flextension, ossia di estensione flessibile della data di uscita. L'annuncio è arrivato oggi tramite un Tweet del presidente del Consiglio Europeo, Donald Tusk, annunciando una comunicazione scritta sulla decisione.
Bruxelles precisa che se Londra ratificherà un accordo di ritiro, la data del 31 gennaio 2020 potrà essere anticipata al primo dicembre o al primo gennaio. Ora la palla torna in campo britannico, dove la partita resta difficile e confusa. Il primo ministro Boris Johnson ha chiesto il voto anticipato per il 12 dicembre con lo scopo di ottenere un Parlamento più morbido sui termini di uscita dall'Unione Europea e tale proposta sarà votata oggi pomeriggio. Per ottenere le elezioni anticipate, Johnson deve raggiungere i due terzi dei votanti. In tutti i casi, l'Unione Europea non intende modificare l'accordo già firmato con il precedente Governo May.
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