In occasione della Giornata mondiale per la salute e la sicurezza sul lavoro, che si svolge il 28 aprile, l’Inail ha diffuso i dati sugli infortuni sul lavoro denunciati in Italia nel primo trimestre del 2022. In generale emerge un forte aumento degli eventi rispetto allo stesso periodo degli ultimi due anni: 194.106 comunicazioni ricevute nel 2022, a fronte delle 128.671 del 2021 e delle 130.905 del 2020. Nell’ultimo anno, quindi, le denunce sono aumentate del 50%, di cui 189 con esito mortale (il due percento più del 2021). Analizzando i singoli settori, emerge il forte aumento degli infortuni in quello relativo ai Trasporti e magazzinaggio, che nel primo trimestre sono aumentati del 166,9%. Questo è il tasso d’incremento più elevato, seguito dal 110,4% del comparto Sanità e assistenza sociale e dal 73,8% di quello Amministrazione pubblica.
Il comunicato dell’Inail non contiene informazioni più dettagliate, ma alcuni dati si possono ricavare dalla banca dati online. Forniscono un’indicazione, perché sono aggiornati al 2020. La categoria dei conduttori di mezzi pesanti e camion mostra 11.588 denunce nel 2018, che salgono leggermente a 11.739 nell’anno successivo, per scendere a 9309 nell’anno pandemico 2020. Di questi, i casi con esiti mortali sono rispettivamente 74, 62 e 63. Da notare che nel 2020 il numero d’incidenti mortali non è diminuito rispetto all’anno precedente.
Considerando il 2019, ultimo anno non pandemico, la Regione con maggiori denunce è la Lombardia (1883), seguita dall’Emilia Romagna (1513) e dal Veneto (1381), ma se consideriamo i casi mortali, in primo piano c’è l’Emilia-Romagna (9) seguita dal Veneto e Lombardia (8 in entrambi i casi). Un altro dato interessante è la sede della lesione: nella maggioranza dei casi (23,1%) è la caviglia, seguita dalla mano (19,1%), dal ginocchio (13%) e dal cranio (11,2%). La fascia di età più colpita (nel triennio) è quella tra 50 e 64 anni (44,1%), seguita da quella oltre i 65 anni (41,6%), mentre i giovani fino a 34 anni sono coinvolti nell’11,8% dei casi. Va ancora meglio alla fascia tra 35 e 49 anni (2,5%), che probabilmente si avvantaggia dell’integrazione tra età ancora relativamente bassa ed esperienza.
Un’altra categoria importante nella logistica è quella dei facchini e gli addetti allo spostamento delle merci. Considerando sempre il triennio 2018-2020, gli infortuni denunciati sono stati rispettivamente 11.946 (con 11 morti), 12.089 (3 morti) e 7971 (4 morti). Emerge che il numero dei casi è simile a quello degli autisti, ma con una mortalità inferiore. Se però andiamo nel grado superiore (che comprende anche altre attività non qualificate di magazzino e la consegna delle merci), i numeri crescono: 21.079 casi nel 2018 (17 morti), 21.322 casi nel 2019 (7 casi) e 15.378 casi nel 2020 (8 morti). Lombardia, Emilia Romagna e Veneto restano anche in questa statistica al vertice per numero di denunce.
Rispetto all'autotrasporto, nello stoccaggio e consegna cambiano radicalmente le classi di età degli infortuni: prevalgono quelle fino a 34 anni e da 35 a 49 anni (rispettivamente con una quota del 38,8% e del 39,4%), mentre il 21,1% riguarda la fascia da 50 a 64 anni. Solo lo 0,7% delle denunce riguarda persone oltre 65 anni. Questo fenomeno si spiega facilmente col fatto che si tratta di lavori manuali che richiedono un certo sforzo fisico. Rispetto ai autisti cambia anche la sede della lesione, che è in prevalenza è la mano (29,1% dei casi), seguita dalla caviglia (19,7%), dal piede (12%) e dal ginocchio (11,3%).