Un passaggio di azioni tra società avrebbe permesso un’evasione fiscale valutata in 3.424.421 euro. Questa è la ricostruzione svolta dalla Guardia di Finanza sulla cessione di quote societarie avvenuta nell’aprile del 2017 dal socio di una società per azioni operante nella movimentazione, pallettizzazione e stoccaggio delle merci con sede a Montecchio Emilia (Reggio Emilia) a una holding con sede nella provincia di Parma (non sono stati rivelati i nomi di entrambe le società). In pratica, sono passate di mano due volte azioni nominative.
La prima transazione è avvenuta tra la società di Montecchio e la holding parmigiana, che ha pagato 130.944 euro (pari al 32% del capitale sociale dell’azienda reggiana). Nel novembre 2018 la società parmigiana le ha rivendute a una società milanese di nuova costituzione al prezzo di 15.431.420 euro, ossia un valore oltre dieci volte superiore a quello pagato pochi mesi prima. Durante l’indagine, la Finanza ha trovato negli uffici della holding parmigiana una perizia che valutava un valore di mercato del pacchetto azionario pari a 14.395.000 euro.
Secondo gli inquirenti, la differenza tra la prima acquisizione dalla società reggiana e quello della perizia “è una sopravvenienza attiva che la società non ha indicato in contabilità e in dichiarazione dei redditi, con conseguente imposta evasa quantificata in 3.424,421,44 euro”, scrive la Finanza in una nota. Ciò ha provocato una denuncia per dichiarazione fraudolenta mediante artifici. Questi mezzi fraudolenti sarebbero stati attuati tramite “un complesso apparato negoziale”.
Questo apparato ha comportato “l’intervento di una ‘società filtro’, nella previsione di una precisa scansione temporale, nella concentrazione di partecipazioni in capo alla holding anziché direttamente al suo socio, nella postergazione dell’emersione della sopravvenienza attiva”. Un consulente fiscale, anch’esso indagato, avrebbe rifinito l’operazione consigliando “l'intestazione fiduciaria delle quote della società reggiana a una società terza al prezzo di zero euro, la cessione di quote praticata attraverso la simulazione di una compravendita a titolo oneroso colta a celare in realtà una donazione e l’omessa annotazione nei registri contabili dell’effettivo valore delle quote societarie acquisite al fine di occultarne il maggiore valore”.
Per questa attività il professionista sarebbe stato remunerato con 400mila euro, metà come compenso e metà come donazione. Secondo gli investigatori, “sotto la veste della donazione sarebbe stata celata una quota del corrispettivo riconosciuto al professionista per la sua consulenza, così sottraendola all’imposizione fiscale”. Perciò il consulente è stato denunciato per dichiarazione infedele e ha subito il sequestro di 400mila euro.
Al termine dell’indagine, sono state denunciate due persone (il titolare della holding reggiana e il professionista) e alla società e al suo rappresentante sono stati sequestrati beni mobili, immobili e disponibilità liquide per lo stesso ammontare dell’evasione, ossia 3.424,421,44 euro.