Dopo le dichiarazioni elettorali e delle prime settimane di presidenza, Trump ha dato l’avvio il 4 marzo 2024 alla guerra commerciale globale, basata sui dazi all’importazione di merci straniere negli Stati Uniti. Sono entrati in vigore quelli del 25% sulle importazioni dal Canada e dal Messico e sono raddoppiate al 20% quelli supplementari su tutte le merci cinesi. Il pretesto è contrastare il traffico della droga fentanyl e dell’immigrazione illegale. Gli analisti stimano che questi dazi colpiranno importazioni per un valore di 1.500 miliardi di dollari l’anno.
I due Paesi americani hanno annunciato l’introduzione di dazi sulle merci statunitensi. Il primo ministro canadese Justin Trudeau ha annunciato che entro la fine di marzo applicherà dazi del 25% su diversi prodotti statunitensi, la cui esportazione vale circa cento miliardi di dollari canadesi (circa 66 miliardi di euro) l’anno. Questi dazi resteranno in vigore sino al ritiro di quelli statunitensi e se ciò non accadrà, ha aggiunto Trudeau, il Canada potrà attuare misure non tariffarie. Il presidente messicano Claudia Sheinbaum dovrebbe annunciare la risposta il 4 marzo.
Intanto Pechino introdurrà a marzo dazi tra il 10% e il15% su diversi prodotti agricoli statunitensi. Ricordiamo che il comparto dell’agricoltura conta numerosi elettori di Trump. La Cina sta anche attuando misure non strettamente legate ai dazi e nei giorni scorsi ha sospeso l’importazione di tronchi dagli Usa con pretesto della presenza di parassiti e le importazioni di soia prodotta da tre società.
Il Budget Lab dell’Università di Yale stima che l’applicazione dei dazi potrà comportare un aumento medio delle spese delle famiglie statunitensi di duemila dollari l’anno (circa 1.900 euro), aumentando così l’inflazione e rallentando la crescita economica. Ma queste considerazioni non sembrano preoccupare il presidente statunitense. La tornata di dazi del 4 marzo è infatti solo la prima minacciata da Trump.
Il prossimo passo sarà attivare dazi del 25% verso le merci provenienti dai Paesi che il presidente statunitense ritiene che applichino imposte o altre barriere ai prodotti statunitensi. In questo caso la questione non è chiara, perché in passato Trump ha equiparato l’Iva europea ai dazi, imposizioni che sono invece completamente diverse (l’Iva si applica su tutte le merci e non solo su quelle importate). Washington ha annunciato anche dazi settoriali, sempre del 25%, su autoveicoli, prodotti farmaceutici e semiconduttori, che dovrebbero cumularsi con quelli eventualmente a carico dei singoli Paesi.
Sempre riguardo a dazi settoriali, il 12 marzo entreranno in vigore quelli su acciaio e alluminio, qualsiasi sia il Paese di provenienza, e Trump sta valutando l'estensione a rame e legname. C’è poi il capitolo dell’Unione Europea, anch’essa al centro della guerra commerciale statunitense. Anche in questo caso il dazio dovrebbe essere del 25% e potrebbe entrare in vigore ad aprile. In una dichiarazione diffusa via email, il portavoce della Commissione europea, Olof Gill, ha affermato che la decisione degli Stati Uniti minaccia di interrompere il commercio globale, danneggiare i partner economici e causare incertezza: "Queste tariffe minacciano le catene di fornitura profondamente integrate, i flussi di investimento e la stabilità economica attraverso l'Atlantico".
Resta ancora in vigore negli Stati Uniti l’esenzione de minimis per le importazioni con valore fino a 800 euro. Trump ne annunciò l’annullamento immediato, ma poi dovette sospendere tale provvedimento perché il sistema logistico e doganale statunitense non sarebbe stato in grado di gestire le procedure e pagamenti dei dazi. Se il de minimis venisse eliminato, colpirebbe soprattutto il commercio elettronico internazionale.