La mattina del 6 febbraio 2024, la Guardia di Finanza ha eseguito un provvedimento di sequestro emesso dalla Sezione Riesame del Tribunale di Salerno della somma di circa 43 milioni di euro, riformando un iniziale provvedimento di rigetto parziale emesso dal Gip dello stesso Tribunale il 4 dicembre 2023. Il sequestro nasce da un’indagine svolta dalla Finanza di Salerno e Battipaglia nell’ambito di “approfondimenti condotti sul gruppo di società riconducibile a Giovanni Attanasio (Cl. 60), operante principalmente nei servizi di pulizia, facchinaggio e logistica, il quale si sarebbe avvalso di una serie di cooperative da cui avrebbe ricevuto, nel periodo compreso dal 2013 al 2019, fatture per operazioni inesistenti per circa 175 milioni di euro, traslando in capo a queste ultime gli obblighi fiscali, di fatto mai adempiuti, riferiti ai rapporti commerciali poste in essere con terzi clienti”, come scrive la Procura di Salerno in una nota.
Sempre nell’ambito di questo filone d’indagine, il 13 dicembre 2023 la Procura aveva emesso un provvedimento di accoglimento parziale emesso dal Gip per un importo complessivo di 34 milioni di euro “per i reati tributari di dichiarazione infedele ai fini delle imposte sui redditi ed Iva, omessa dichiarazione, omesso versamento delle ritenute e dell’imposta sul valore aggiunto nei confronti delle Cooperative, non ritenendo, invece, sussistenti le ipotesi di false fatturazioni nei rapporti intercorrenti tra la Natana.Doc Spa e le cooperative”.
Il provvedimento di rigetto vene impugnato, però poi il Tribunale di Riesame “ha condiviso quasi interamente, ovviamente allo stato delle investigazioni che vertono ancora in fase di indagini preliminari, l’originario impianto accusatorio di questa Procura, secondo cui gli indagati avrebbero conseguito un illecito profitto attraverso un duplice schema evasivo, trasformando cosi il costo del lavoro, come tale non sottoponibile ad Iva, in prestazione di servizi”.
In un caso, prosegue il comunicato della procura “le società cooperative assumevano direttamente l’incarico dal committente, utilizzando forza lavoro della Natana.Doc Spa, consentendo a quest’ultima di avvantaggiarsi dell'interposizione di soggetti che, a breve distanza temporale, cessavano la loro attività, senza assolvere i previsti obblighi dichiarativi”. In altri casi, “la suddetta società, ottenuto 1’appalto di servizio dal committente finale, lo avrebbe sub-appaltato alle cooperative, utilizzando forza lavoro posta alle sue dirette dipendenze, ma facendo risultare cartolarmente una prestazione di servizi soggetta ad Iva fornita dal subappaltatore”.
Concludendo, secondo gli inquirenti “la forza lavoro sarebbe rimasta, quindi, sempre riconducibile alla Natana.Doc Spa che, in base allo schema utilizzato, sarebbe stata, parte occulta dell’appalto stipulate tra cooperative e committente ovvero avrebbe assunto l’appalto per poi sub-appaltare fittiziamente la prestazione alle cooperative”. Questi comportamenti “avrebbero consentito di ottenere, oltre che un indebito risparmio fiscale, un vantaggio concorrenziale sul mercato, permettendo di applicare prezzi inferiori a quelli praticati da imprese operanti nel medesimo settore”.