Sarà anche una lontana ipotesi, ma quella di un conflitto in Europa, fuori dai confini dell’Ucraina, sembra stia crescendo nelle istituzioni occidentali. Un segnale viene dalla Germania, dove l’Esercito (Bundeswehr) ha elaborato un documento strategico di un migliaio di pagine – che è in gran parte riservato – intitolato “Operationsplan Deutschland” (che significa “Piano operativo tedesco”), che dovrebbe preparare le imprese a eventi bellici in Europa. Lo riferisce il quotidiano Frankfurter Allgemeine, spiegando che il documento conterrebbe anche l’elenco delle aziende e delle infrastrutture da proteggere. E anche se il territorio tedesco non sarebbe direttamente interessato ai combattimenti, potrebbe comunque diventare una piattaforma logistica per il movimento di materiali e truppe.
Una delle indicazioni rivolte alle imprese è diventare autonome dal punto di vista energetico, almeno per un breve periodo, usando generatori o pale eoliche proprie. Il giornale aggiunge che durante un evento formativo che si è svolto alla Camera di Commercio di Amburgo, il tenente colonnello Jörn Plischke ha consigliato alle imprese di trasporto, o comunque a quelle che usano camion propri, di formare autisti in più di quelli di cui hanno quotidianamente bisogno, con una proporzione di cinque ogni cento.
Il motivo sta nel fatto che il settanta percento dei veicoli industriali che viaggiano sulle strade tedesche è guidato da cittadini dei Paesi dell’Est, che in caso di conflitto potrebbero essere richiamati. Ciò è già parzialmente avvenuto con i camionisti ucraini, parte dei quali si sono presentati volontari o sono stati obbligatoriamente reclutati per il conflitto contro la Russia. Questo consiglio però non è facile da seguire, visto che già ora i Paesi europei soffrono di una grave carenza di autisti. Per molte aziende è impossibile avere quelli necessari, come potrebbero formare quelli supplementari?
La Germania non si limita alla teoria, ma sta passando alla pratica con una prima esercitazione congiunta tra militari e imprese, denominata “Red Storm Alpha”, che sarà seguita da una seconda dal nome “Red Storm Bravo”. Si è svolta nel porto di Amburgo dal 26 al 28 settembre 2024 e vi hanno partecipato un centinaio di soldati che hanno simulato la protezione delle infrastrutture critiche durante un ipotetico sbarco di truppe e mezzi militari alleati. I soldati hanno stabilito delle postazioni nel porto per controllare veicoli e persone sospette. A questa esercitazione hanno partecipato anche l’Autorità portuale di Amburgo Hpa e la società terminalista Hhla. “Red Storm Bravo” si svolgerà nel 2025, sempre ad Amburgo e la partecipazione sarà estesa anche ad altre imprese e istituzioni che hanno manifestato interesse per le misure di protezione.
Anche in Scandinavia stanno cominciando a circolare materiali sulla preparazione a un eventuale conflitto. In Svezia giungerà a cinque milioni di residenti un opuscolo che li esorta a preparasi per una possibile guerra. Non è una pubblicazione inedita, ma l’aggiornamento di quella del 2018, che però vede il raddoppio delle pagine, che ora sono 32. Il Governo svedese ha deciso di aggiornare l'opuscolo a causa del "peggioramento della situazione di sicurezza" in Europa. Ancor prima, la Svezia distribuì pubblicazioni analoghe: durante la Seconda Guerra Mondiale e negli Anni Sessanta, durante la Guerra Fredda.
Anche la Norvegia sta distribuendo materiale analogo, un opuscolo di venti pagine stampato in 2,2 milioni di copie, che parla pure di minacce digitali e climatiche. Sulla diffusione in formato digitale hanno invece puntato Finlandia e Danimarca. In questo modo le informazioni si possono aggiornare più rapidamente. Il Governo finlandese punta sulla sopravvivenza al freddo anche senza elettricità e sulle scorte alimentari.
La Danimarca sta affiancando all’informazione anche azioni concrete sulla composizione dell’esercito. Oltre ad aumentare la spesa militare fino al 2,4% del Pil, il Governo ha introdotto dal 2026 la leva obbligatoria anche alle donne e ha esteso la durata del servizio militare da quattro a undici mesi. L’obiettivo è richiamare almeno cinquemila persone l’anno, da affiancare ai novemila soldati professionisti di oggi.