Dalla Cina arrivano le prime notizie della ripresa della produzione in alcuni stabilimenti, che è stata sospesa o rallentata in numerose fabbriche per la quarantena di quattordici giorni imposta ai lavoratori. Un fenomeno che ha interessato l’intera filiera logistica, con conseguente carenza di personale nei magazzini, nei porti e al volante dei camion. La situazione dipende dalle regioni del Paese: per esempio, nelle aree di Tianjin, Dalian, Shanghai e Qingdao pare che abbia ripreso l’80% della produzione industriale, mentre a Ningbo sono fermi ancora molti impianti. La situazione resterà precaria almeno sino alla fine di febbraio, anche per quanto riguarda il trasporto, che soffre soprattutto della carenza di autisti di veicoli industriali.
La crisi dell’autotrasporto cinese influisce anche sui modi di trasporto dedicati all’export. Le compagnie marittime hanno ridotto la frequenza delle partenze verso l’Europa e Alphaliner stima che la stiva complessiva sia ridotta di 1,67 milioni di teu. Anche la stiva degli aerei si è ridimensionata perché diverse compagnie hanno sospeso i voli passeggeri, tagliando così la capacità belly. Il treno è visto come una valida alternativa per i trasporti verso l’Europa, però non ha una capacità tale da sostituire le navi e soffre anch’esso della carenza di camion per alimentare i terminal.
Intanto le Autorità cinesi mostrano una certa serenità. Il direttore della Divisione Commercio estero del ministero del Commercio cinese, Li Xingqian, ha dichiarato che l’epidemia del Covid-19 metterà a dura prova la crescita del Paese, ma un suo impatto è “gestibile”, anche per la politica di aiuti attivata dal ministero.