Netta distinzione fra interporti e piattaforme logistiche, maggiori sinergie con gli scali marittimi, sospensione delle nuove iniziative d'investimento, autonomia finanziaria come per i porti e allargamento dei contributi all'intermodalità. Sono alcune delle osservazioni inviate dall'Unione Interporti Riuniti (UIR) al ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti a proposito del discussion paper sul trasporto ferroviario elaborato dalla struttura tecnica di missione guidata da Ennio Cascetta e condiviso con gli stakeholder del comparto che torneranno a riunirsi venerdì prossimo a Roma.
Al primo punto del documento l'associazione presieduta da Matteo Gasparato mette la necessità di "favorire l'integrazione e la pianificazione tra porti e interporti sia dal punto di vista infrastrutturale, sia dal punto di vista operativo-gestionale". Per la prima necessità sarà indispensabile risolvere i colli di bottiglia della rete ferroviaria, per la seconda è auspicabile una semplificazione delle procedure di transito, oltre allo sviluppo e proposta di specifiche soluzioni per il trasporto via treno con un maggiore coordinamento dei flussi di informazioni tra sistemi e l'incremento di corridoi doganali ferroviari a livello nazionale.
L'Unione Interporti Riuniti sottolinea poi la dicotomia esistente tra interporti e piattaforme logistiche scrivendo: "La logica sottostante alla concentrazione dei traffici che si è applicata al settore marittimo-portuale, deve essere utilizzata come linea guida nello sviluppo futuro delle infrastrutture interportuali esistenti. Sono infatti i flussi di merci che selezionano i nodi portuali ed interportuali da scalare, non viceversa. Non sono necessari investimenti atti a creare nuovi interporti, in quanto si è ben distanti dalla saturazione delle strutture già esistenti all'interno del panorama nazionale".
Un capitolo della missiva è dedicato anche ai servizi di manovra che "dovrebbero essere armonizzati e unificati rispetto al gestore del terminal intermodale anche in relazione alle prescrizioni dell'Autorità di Regolazione dei Trasporti. Dove a livello interportuale esiste un gestore unico occorre che questo soggetto gestisca anche la parte di manovra e sarebbe auspicabile che i servizi di ultimo miglio fossero svolti, ove possibile, dalle stesse società interportuali o loro società di scopo al fine di rendere il servizio neutrale e competitivo nei confronti delle imprese ferroviarie".
In termini di azioni inerenti la fiscalità, l'associazione propone nel documento che "per la realizzazione di opere e di lavori pubblici negli interporti possa essere corrisposto ai soggetti gestori un contributo pari a una certa percentuale dei diritti accertati dagli Uffici delle Dogane insediati nell'area interportuale stessa". La richiesta è dunque quella di una seppur minima forma di autonomia finanziaria, sulla scorta di quanto è stato concesso alle Autorità portuali con la possibilità di trattenere parte del gettito Iva.
Al penultimo punto dei suggerimenti inviati da Uir al Ministero dei trasporti c'è l'inserimento "di nuovi contributi a beneficio anche di altri anelli della filiera comodale (Shunting/THC/ecc.) che a loro volta contribuirebbero a migliorare la competitività dell'intermodalità". Il documento si conclude con la richiesta di escludere "dalla procedura VIA le piattaforme logistiche da realizzare negli interporti" e di "limitare l'assoggettamento a VIA di competenza regionale ai progetti di nuovi terminali intermodali (dove effettivamente possono essere movimentate anche merci pericolose)".
Nicola Capuzzo
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