La logistica italiana ha reagito al primo impatto del coronavirus meglio di altri comparti, riuscendo a garantire l’approvvigionamento delle merci alle imprese – almeno quelle rimaste aperte durante il lockdown – e ai consumatori. Ma dietro le ribalte i problemi sono stati numerosi, come dimostra una ricerca diffusa da World Capital alla fine di settembre 2020. L’indagine è stata svolta dal Dipartimento di Ricerca ponendo alcune domande ai principali operatori della logistica. Ben il 42,2% degli intervistati dichiara di avere subito una “criticità maggiore” nel rifornimento e mantenimento del flusso delle merci a causa della riduzione della forza lavoro causata dal confinamento e dalle quarantene, mentre il 30% ha riscontrato tale criticità a causa della chiusura dei magazzini di destinazione delle merci, alla difficoltà di trovare trasportatori oppure dal blocco delle frontiere. All’interno dei magazzini, il 43,1% degli intervistati ha subito cali di produttività a causa delle norme sul distanziamento, mentre il 27,3% non ha rilevato alcuna difficoltà
“Alla ricerca hanno preso parte oltre trecento operatori logistici, la maggior parte dei quali operanti nei settori alimentari e beni di largo consumo, segmenti che hanno registrato un incremento dei volumi proprio in piena fase emergenziale”, spiega Andrea Faini, Ceo di World Capital. “Nonostante alcuni rallentamenti iniziali, prettamente collegati alla gestione e all’organizzazione dei magazzini, gli immobili logistici hanno saputo fronteggiare la delicatezza del momento. In questi mesi oltre a riscoprire il grande valore dell’asset class logistico, abbiamo potuto attestare la grande importanza della location quando si parla di magazzini, soprattutto di quelli a servizio dell’e-commerce. Proprio per questo ci aspettiamo una maggiore richiesta di spazi sull’ultimo miglio, capaci di garantire tempi di consegne più rapidi e soddisfare così le esigenze dei consumatori che acquistano online”.