Il comparto della logistica al servizio dell'industria automotive nei prossimi anni si troverà a dover affrontare diverse importanti sfide: aumento della domanda di trasporto, rivoluzione digitale e attività di lobby a Bruxelles. Questi sono stati i temi al centro dell'ultima assemblea di Ecg, l'associazione europea della logistica automotive riunitasi ad Amburgo sotto la presidenza di Wolfgang Gobel, chief sales officer del gruppo tedesco Mosolf.
Quest'ultimo, a proposito del lavoro di lobby da fare a Bruxelles, ha precisato di riferirsi in particolare "alle nuove norme sul nuovo standard europeo che verrà introdotto dal 2020. Una data ormai prossima quando si parla di politica europea". L'associazione da tempo chiede un'armonizzazione delle lunghezze massime per le bisarche in tutta Europa ad almeno 20,75 metri.
Non c'è però tempo da perdere perché, dopo anni di sofferenza conseguente alla crisi economia globale, il mercato automobilistico sembra essersi rimesso in moto. Secondo il quadro descritto da Christopher Sturner, global lead analyst di PriceWaterhouse Coopers, la produzione mondiale di automobili crescerà del 25,6% a livello mondiale fra il 2015 e il 2022. A trainare il mercato saranno soprattutto le vendite sui mercati emergenti BRICS (Brasile Russia, India, Cina e Sud Africa) che contribuiranno ad aumentare nel corso dei prossimi anni la produzione di veicoli.
"Dal 2025 inizierà però una nuova era", ha avvertito Sturner, spiegando che "nei prossimi anni aumenterà progressivamente la quota di mercato delle auto elettriche. Già oggi i veicoli ibridi stanno crescendo ma si tratta solo di una fase di transizione, nel lungo termine, favorite anche dalla legislazione di alcuni Paesi, le auto elettriche domineranno il mercato mondiale". Nel 2030, secondo l'analista di Pwc, rappresenteranno già un terzo delle auto in circolazione.
Il tema centrale dell'assemblea 2016 di ECG è stata però la digitalizzazione: come e quanto le nuove tecnologie potranno trasformare l'industria dei trasporti e il suo indotto. La risposta, scontata, è sì: "Le infrastrutture di trasporto sono vecchie e gli investimenti stabili. Nella logistica automotive la qualità dei dati è bassa e questo impatta sulla pianificazione, sula lettura dei trend e sulla possibilità di reagire a quanto viene comunicato dai dati", ha detto Ben Waller, associate director di Icdp.
Saper raccogliere e leggere i dati si può tradurre in un miglioramento concreto dell'operatività quotidiana lungo l'intera catena logistica. "È auspicabile – ha aggiunto Waller – che in futuro ci siano regole e standard comuni all'interno del comparto, ma forse per gestire queste funzioni sarebbe necessario un operatore terzo che si occupi specificamente del lavoro di digitalizzazione delle informazioni".
A incoraggiare gli operatori presenti in sala ci ha pensato Chris Godfrey, general manager di Renault Nissan Alliance Logistics Europe, dicendo: "La produzione di auto si sta evolvendo più rapidamente di quanto avveniva in passato e anche la logistica deve evolversi rapidamente. Chi saprà creare opportunità ad alto valore aggiunto potrà anche raccoglierne i frutti dal punto di vista economico".
Nonostante le incertezze generate dalla digitalizzazione, i soci di ECG hanno tirato un sospiro di sollievo per i dati che provengono dall'industria automobilistica a livello mondiale. Oltre alla crescita attesa nella produzione di auto (nell'ordine del 25,6% fra il 2015 e il 2022), aumenteranno in tutto il mondo gli stabilimenti per la produzione di auto grazie al lancio di nuovi modelli (quattro nuovi stabilimenti produttivi in Europa sempre nel periodo 2015-2022, due in Nord America, due in Sud America, sei in Africa, tre nell'Europa dell'Est e dieci nella regione Asia-Pacific).
Il Regno Unito è stato finora uno dei Paesi più attrattivi per insediare centri di produzione ma la Brexit rischia di stravolgere questa tendenza favorendo nei prossimi anni un progressivo trasferimento delle industrie verso l'Europa continentale. L'indotto britannico dell'industria automotive a conti fatti sembra essere l'unico soggetto il cui futuro a medio-breve termine appare in pericolo, mentre per tutte le altre regioni del mondo la crisi del 2014 (che ha colpito soprattutto il Sud Europa) si può ormai considerare solo un brutto ricordo.
Nicola Capuzzo
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