Panalpina Trasporti Mondiali chiarisce i motivi per cui ha annunciato ai sindacati il 7 novembre 2019 il proprio sostanziale azzeramento, con la liquidazione della società e il licenziamento collettivo di 136 dipendenti, di cui 83 nel quartier generale di Cerro Maggiore, sedici a Genova, undici a Firenze, nove e Roma e Bologna e otto a Vicenza. Lo fa tramite l'associazione degli spedizionieri Fedespedi, che ha inviato una comunicazione di alle parti interessate, tra cui il ministero dei Trasporti e i sindacati. Nella lettera si legge che i risultati di Panalpina Trasporti Mondiali Spa "sono costantemente e pesantemente negativi da lungo tempo e hanno comportato negli ultimi anni la necessità di continue coperture delle perdite prodotte, con interventi di ripianamento per oltre 13 milioni di euro nel periodo 2015/2018". Inoltre, nel 2018 il quartier generale di Panalpina ha dovuto versate ulteriori 7,5 milioni "per evitare il tracollo della società". La situazione finanziaria della filiale italiana sarebbe stata ulteriormente compromessa da "latenti problematiche fiscali" apparse dopo accertamenti dell'Agenzia delle Entrate sugli esercizi dal 2012 al 2014.
La comunicazione precisa che l'azienda avrebbe tentato di riacquisire quote di mercato inserendo anche nuove risorse umane (precisando che lo ha fatto "a caro prezzo"), ma senza portare "risultati apprezzabili" a causa della "continua regressione del mercato e la costante riduzione dei margini di profitto" e "dell'eccessivo aumento dei costi", sottolineando che il tentativo di riequilibrare l'azienda sarebbe stato "velleitario". Quindi, "in considerazione e verificata l'impossibilità di porre fine all'emorragia finanziaria ed economica", il Consiglio di Panalpina Trasporti Mondiali "si vede costretto a evidenziare la grave e perdurante negatività che caratterizzano l'attività sociale e, non potendo farsi carico di ulteriori possibili oneri, ritiene necessaria la cessazione dell'attività".
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