Il futuro dei circa duecento dipendenti rimasti in Artoni Trasporti è legato all'interpretazione delle regole sulla cassa integrazione straordinaria che, secondo l'attuale normativa, può essere concessa solamente se l'azienda può continuare l'attività. Per quanto riguarda il corriere emiliano, l'accordo siglato con Fercam a marzo prevede che la società altoatesina usi i servizi di due sole filali Artoni Trasporti (di Genova e Trieste), oltre ed acquisire in affitto per un anno altri quattordici impianti.
Questo tema è stato al centro dell'incontro avvenuto ieri a Roma tra funzionari del ministero del Lavoro, i rappresentanti dei sindacati e i vertici di Artoni. Alla riunione ha partecipato anche il coordinatore nazionale di Uiltrasporti Walter Barbieri, che racconta a TrasportoEuropa che cosa è accaduto: "Il ministero del Lavoro sostiene che non è possibile applicare la cassa integrazione straordinaria all'Artoni Trasporti, perché due sole filiali non sono sufficienti per assicurare una ripresa dell'azienda, mentre i sindacati sostengono che per un'azienda a rete, come questo caso, ciò è possibile".
Per affrontare questo stallo, i sindacati presenteranno una richiesta d'interpretazione della normativa al Consiglio di Stato. Nello stesso tempo, il 27 aprile il Tribunale di Reggio Emilia dovrebbe comunicare la decisione sulla richiesta di amministrazione controllata di Artoni Trasporti. In caso di esito positivo, s'insedierebbe un commissario che potrebbe a sua volta chiedere la cassa integrazione. Perciò, in attesa della risposta del Consiglio di Stato e del verdetto del Tribunale, le parti hanno deciso di rinviare la questione alla prossima riunione, fissata per il 17 maggio.
Barbieri ha anche fatto il punto sulla procedura di dimissioni volontarie, aperta fino alla fine di maggio per sessanta posizioni: "Finora hanno aderito una ventina di dipendenti e noi consigliamo di farlo, perché le prospettive dell'azienda non sono incoraggianti. Chi aderisce, ottiene in breve tempo la Naspi (ossia il sussidio di disoccupazione, ndr)". L'esponente di Uiltrasporti conferma che alcuni lavoratori hanno avviato la procedura di dimissioni per giusta causa, che però non sono riconosciute dall'Artoni, che le comunica al ministero del Lavoro come dimissioni semplici.
"I lavoratori invocano la giusta causa perché Artoni non paga lo stipendio dall'inizio dell'anno, ma l'azienda sostiene che non sussiste perché il mancato pagamento non dipende da una sua volontà, bensì da mancati pagamenti da parte dei fornitori o altri motivi esterni. Secondo noi, Artoni non comunica la giusta causa perché non vuole pagare l'indennità relativa. I lavoratori che hanno intrapreso questa via dovranno quindi presentare un ricorso all'Inps, con tempi ed esisti imprevedibili".
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