Non bastano l’onda lunga della pandemia e i recenti confinamenti cinesi per arginare la diffusione della variante Omicron a colpire duramente la catena di fornitura tra Asia ed Europa, soprattutto nell’ambito del trasporto di container. Nella seconda settimana di giugno si sono aggiunti due scioperi contemporanei (per una coincidenza) ai due estremi delle rotte delle portacontainer, che rischiano di aggravare ulteriormente la situazione e, in concreto, di aumentare i ritardi delle spedizioni.
Il primo evento è lo sciopero degli autotrasportatori in Corea del Sud, iniziato il 7 giugno 2022 e che prosegue a tempo indeterminato, bloccando il trasporto stradale e di conseguenza i porti e le fabbriche. I camionisti protestano contro l’abolizione del salario minimo di sicurezza (finora attuato solo per container e cemento), che avviene in una fase di aumento del costo della vita e del carburante. Si stima che circa ottomila autisti, pari a un terzo di quelli attivi nel Paese, stiano partecipando allo sciopero, che ha già causato l’arresto di trenta di loro. E la partecipazione potrebbe aumentare nel tempo. Tra i prodotti colpiti dallo sciopero ci sono anche i microprocessori, di cui già da tempo l’industria globale soffre carenza.
Al quarto giorno della protesta ci sono già pesanti conseguenze sia sulla produzione – Hyundai a dimezzato il lavoro e il colosso siderurgico Posco ha sospeso le spedizioni – sia sulla filiera logistica. La movimentazione nel porto di Busan – dova transita l’ottanta percento dei container in uscita dal Paese – è scesa di un terzo e a Incheon è diminuita del venti percento. Rispetto alla media di maggio, il traffico marittimo dei container nei dodici porti sud-coreani è crollato del 64%.
A migliaia di chilometri di distanza, ma sulle stesse rotte marittime, è iniziato la sera del 9 giugno 2022 lo sciopero dei portuali tedeschi, indetto dal sindacato Ver.di negli scali di Amburgo, Brema e Bassa Sassonia, dove lavorano complessivamente circa 12mila persone. La protesta ha fermato i terminal container di Amburgo gestiti da Hhla ed Eurogate. In questo caso la causa è l'inasprirsi della vertenza salariale contro l’associazione delle società portuali Zds.
Il sindacato chiede un aumento delle retribuzioni tra il 12% e il 14%, mentre le imprese rispondono con un 7% in due anni. Il 10 giugno sono riprese le trattative che, se non andranno a buon fine, potrebbero estendere lo sciopero nel tempo e nello spazio, con ritardi incalcolabili nell’arrivo delle spedizioni ed effetto domino nell’intasamento sugli altri porti dell’Europa settentrionale.