Il 3 marzo 2020 i sindacati di base Adl Cobas e SiCobas hanno inviato una comunicazione ai ministeri del Lavoro e dello Sviluppo Economico per chiedere un incontro sul rinnovo del contratto nazionale Trasporto Merci, Logistica e Spedizioni. Le due sigle non partecipano alla trattativa in corso tra le parti sociali, dove i lavoratori sono rappresentati dai sindacati confederali Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti, ma non intendono restare esclusi. Le sigle autonome precisano di avere già inviato alle parti datoriali la loro piattaforma di rivendicazioni “per contribuire alla stesura di un nuovo contratto che tenga conto delle istanze emerse dalle centinaia di assemblee tenute nei principali magazzini del trasporto merci e della logistica in rappresentanza di una fetta maggioritaria del comparto stesso, specie nelle regioni a più alta concentrazione del settore (Lombardia, Emilia Romagna e Veneto)”.
Adl Cobas e SiCobas hanno organizzato un’assemblea il 21 febbraio 2020 dove è stato deciso uno sciopero nazionale della logistica per il 2 e 3 aprile se le associazioni datoriali non risponderanno alle richieste ed eviteranno un incontro con i due sindacati. La nota aggiunge che “la data del 21 febbraio ha coinciso con l'esplodere del caso coronavirus che ci ha indotto a ritardare l'uscita delle risultanze dell’assemblea e a dichiarare che le scadenze nazionali di lotta indicate venivano congelate in attesa di capire meglio l’evolversi della situazione”.
Riguardo alla Covid-19, i due sindacati ribadiscono che “tutte le vertenze a livello aziendale non possono essere sospese, non possiamo neppure accettare che il nostro percorso di mobilitazione sul piano nazionale possa subire grandi rinvii, visto comunque che in tutti i magazzini si continua a lavorare come se il problema coronavirus non esistesse”. Oltre che problemi operativi, la Covid-19 sta causando anche la sospensione degli scioperi e di altre manifestazioni sindacali. A tale proposito, le due sigle chiedono ai ministeri di farsi “promotori di un incontro per evitare che ci vediamo costretti, per la rigidità dimostrata dalle controparti, a mantenere in essere (magari spostate solo di due settimane) le giornate di mobilitazione che, in un contesto di questo tipo, potrebbero complicare ulteriormente la situazione”.
Nei giorni scorsi, il SiCobas è intervenuto a proposito della prevenzione dei lavoratori dei magazzini contro l’epidemia di Covid-19, una malattia che “pone una serie di questioni di ordine politico-sindacale, sanitario e salariale”. Innanzitutto il sindacato contesta la sospensione delle manifestazioni e delle riunioni imposta dal decreto del 23 febbraio, che si configura “oggettivamente anche come limitative della libertà di azione sindacale, e in più di una occasione sono state invocate dalle controparti per disdire incontri sindacali già previsti, ma poi spingono nelle aziende per mandare avanti comunque la produzione anche senza dispositivi di protezione, adducendo problemi di reperibilità”.
Per quanto riguarda la prevenzione sul posto di lavoro, il SiCobas chiede a tutte le aziende di rivedere “il documento di valutazione dei rischi (Duvri) per affrontare il nuovo pericolo biologico e per fornire ai lavoratori tutti i dispositivi di protezione individuale che si rendano necessari”. In particolare, chiede che in tutte le attività che richiedono contatto con il pubblico gli addetti “siano forniti di idonei dispositivi di protezione individuale, quali mascherine, guanti monouso, disinfettanti, ecc. che si rendano necessari per evitare il contagio”. Inoltre, i lavoratori devono essere tutelati da ogni conseguenza negativa di ordine retributivo e contributivo causate dall’epidemia.
Per quanto riguarda in specifico i lavoratori della logistica, il SiCobas chiede che “qualora si individuassero nei magazzini lavoratori affetti dal contagio l’azienda deve provvedere a far intervenire il medico aziendale e che gli organi preposti facciano una verifica col tampone su tutti i lavoratori presenti sul posto”. Sull’epidemia di Covid-19 il sindacato chiede un Tavolo che comprenda Governo, Inps e altri interlocutori istituzionali, organizzazioni sindacali e quelle datoriali.