Da qualche anno, il Black Friday è l’occasione per i sindacati di diversi Paesi di puntare i riflettori sulle condizioni di lavoro dei facchini e degli autisti che operano nelle consegne sull’ultimo chilometro del commercio elettronico, indirizzandoli soprattutto sul principale operatore del settore, ossia Amazon. In una nota diffusa il 24 novembre 2022, alla vigilia dell’evento promozionale, la confederazione europea dei sindacati dei trasporti Etf ha diffuso una nota dove afferma che “il miglior affare del Black Friday di quest'anno sarebbe quello in cui le aziende di e-commerce si sedessero a parlare con i sindacati per garantire dignità sul lavoro ai milioni di lavoratori dei magazzini e delle consegne che lavorano 24 ore su 24 il prossimo 25 novembre”.
L’Eft ricorda le tre rivendicazioni di base portate dai sindacati: salari e condizioni eque attraverso la contrattazione collettiva; fine del lavoro precario e dei subappalti abusivi; miglioramento della sicurezza e della salute sul lavoro. La confederazione aggiunge che “milioni di lavoratori che operano nel settore sono mal pagati e devono affrontare diversi problemi di salute e sicurezza legati in parte ai cambiamenti tecnologici. I lavoratori sono costantemente sorvegliati mentre gestiscono carichi di lavoro disumani, il che porta a un'elevata incidenza di malattie fisiche e mentali legate al lavoro”.
Uno dei principali problemi è il subappalto che resta “una parte fondamentale del modello di attività nella catena di fornitura dell'e-commerce, in quanto è il modo più diffuso per ridurre i costi ed esternalizzare i rischi. A loro volta, i lavoratori perdono le tutele lavorative e i benefici che riceverebbero se fossero assunti direttamente”. L’Etf spiega che i sindacati sono pronti a collaborare con le aziende di commercio elettronico per ribaltare la situazione attraverso contratti collettivi e cita il caso dell’Italia, dove è stato firmato un “accordo storico” con Amazon, auspicando che “altre aziende seguano il suo esempio”.
Per quanto riguarda Amazon, il 25 novembre si svolgerà in una trentina di Paesi del mondo l’azione Make Amazon Pay, con scioperi e manifestazioni proclamati da ottanta sigle sindacali e altre associazioni. In Italia aderisce la Cgil con le sigle Filt, Nidil, Filcams e Slc, che hanno organizzato presidi e volantinaggi in diversi siti. Il sindacato precisa che queste azioni sono svolte soprattutto in solidarietà con gli altri Paesi, perché, dichiara Manola Cavallini dell’area contrattazione Cgil nazionale, “abbiamo un sistema di relazioni che si è sviluppato fin dai primi giorni in cui il gigante si è insediato in Italia, nel 2012”.
In Italia resta però aperta la questione del precariato, perché in Amazon il numero dei lavoratori precari supera quello dei fissi: “Sono contratti che vengono rinnovati di tre mesi in tre mesi, fino a un massimo di dodici, e la somministrazione è usata come forma di ingresso nell’azienda”, spiega Francesco Melis di Nidil Cgil. “La precarietà in Amazon ha queste caratteristiche in tutti i siti ed è strutturale e vede lo scaricamento e l’assunzione di nuove persone. Un turn over talmente alto che in alcune aree economicamente depresse i lavoratori svantaggiati, il cui impiego massiccio è consentito alla multinazionale in deroga ai limiti fissati dalla legge, si stanno esaurendo. E così si assiste all’arrivo di addetti da fuori provincia”.
Nel resto dell’Europa sono stati proclamati scioperi in diciotto siti di Francia e Germania. In Germania, già il 24 novembre sono inziati scioperi nelle piattaforme di Dortmund e Werne, proclamati dal sindacato Ver.di, che da anni ha in corso una vertenza col colosso del commercio elettronico per un contratto collettivo e un aumento delle retribuzioni. Per venerdì è previsto il fermo anche ad Achim.