Quella tra Amazon e Ups appare come una lenta ma costante separazione, che nel 2023 potrebbe accentuarsi. Lo afferma una ricerca di Mwpvl International, secondo cui nel 2022 Ups ha trasportato 1,3 miliardi di pacchi, a fronte di 1,41 miliardi dell’anno precedente. Un calo dovuto alla flessione più generale del commercio elettronico e che permette ad Amazon di gestire direttamente una maggior quota della propria logistica, visti gli enormi investimenti che ha compiuto negli anni scorsi.
I ricercatori segnalano anche che la quota delle entrate di Ups provenienti da attività per Amazon sono scese dal 2021 al 2022 dal 13,3% all’11,3%. È un fenomeno previsto e concordato tra le due multinazionali, che dovrebbe proseguire anche nel 2023. E che non sarà necessariamente negativo per Ups, che può così dirottare risorse da un’attività elevata in termini quantitativi ma relativamente poco redditizia ad attività con margini maggiori, come il trasporto per aziende più piccole o in specifici settori. Per esempio, Ups sta investendo parecchio nella logistica farmaceutica, anche tramite acquisizioni.
Ciò non significa che Amazon voglia o possa diventare completamente autonoma. Restano infatti ancora ampie aree dove il colosso del commercio elettronico non arriva direttamente e dove comunque nel prossimi futuro non converrà investire in propri assetti. In questi casi, l’apporto di vettori esterni resta indispensabile.
Ci sono però, almeno negli Stati Uniti, segnali di un rallentamento negli investimenti di Amazon nella logistica, reso evidente da annullamenti o rallentamenti nello sviluppo di nuovi impianti. Il motivo è la flessione del commercio elettronico, che porta la società di Bezos ha ridurre i costi operativi. Una situazione che potrebbe giovare ai fornitori di trasporto e logistica esterni, tra cui la stessa Ups.