Dopo il Mar Rosso, il cui accesso alle navi cargo è ostacolato dagli attacchi degli Houthi yemeniti, l’ampliamento del conflitto in Medio Oriente può mettere a rischio anche il Golfo Persico. Questo timore è sorto il 10 aprile 2024, quando il comandante della Marina delle Guardia Rivoluzionaria iraniana, Alireza Tangsiri, ha dichiarato che l’Iran finora non ha chiuso lo stretto di Hormuz ma potrebbe farlo se Israele aumenterà la sua presenza negli Emirati Arabi Uniti.
Si aggiunge così un ulteriore elemento alla tensione tra Israele e Iran, cresciuta dopo che l’aviazione di Tel Aviv ha colpito il consolato iraniano di Damasco il 1° aprile, uccidendo sette ufficiali delle Guardie Rivoluzionarie, tra cui due importanti comandanti. Da allora, Teheran ha minacciato ritorsioni.
A differenza del Mar Rosso, nel Golfo Persico non c’è un significativo traffico di portacontainer, ma è un bacino fondamentale per l’approvvigionamento di combustibili fossili. Le sue acque sono solcate da petroliere che trasportano ogni giorno mediamente venti milioni e mezzo di barili di petrolio o altri prodotti petroliferi. La sua chiusura, o comunque minacce alla sicurezza delle navi, causerebbe una grave crisi energetica in Europa.