Alle 12.30 (ora locale) del 23 dicembre 2024 è avvenuta un’esplosione nella sala macchine della nave con-ro russa Ursa Maior della compagnia Oboronlogistika, società collegata al ministero della Difesa russo. L’esplosione è avvenuta mentre la nave viaggiava nel Mediterraneo occidentale, tra Spagna e Algeria. Le prime notizie affermano che dopo l'esplosione, la nave ha rallentato, deviato dalla sua rotta e ha iniziato ad inclinarsi, per poi affondare. Sono giunte sul posto tre navi: il cargo russo Sparta, la nave di soccorso Clara Campoamor e il pattugliatore spagnolo Serviola. Sono stati tratti in salvo quattordici membri dell’equipaggio e due sono ancora dispersi.
La Ursa Maior (IMO 9538892), è una con-ro costruita nel 2009 e lunga 124,7 metri, era sotto sanzioni Usa dal maggio 2024 e secondo fonti ucraine faceva parte di una missione per rimuovere equipaggiamenti dalle basi militari russe in Siria e avrebbe fatto parte di un convoglio diretto nel porto siriano di Tartus. Il comandante dell'Ursa Mmaior avrebbe dichiaro che i container a bordo erano vuoti al momento dell’incidente.
Ci sono però ancora contraddizioni e punti oscuri sulla vicenda, a cominciare dalla missione della nave. Oltre all’informazione di fonte ucraina, ne circola un’altra, secondo cui la Ursa Maior sarebbe partita dodici giorni prima da San Pietroburgo con destinazione il porto russo di Vladivostok, nell'estremo oriente russo, trasportando due gru portuali del peso di 380 tonnellate ciascuna, destinate alla costruzione di un rompighiaccio nucleare.
Circolano anche notizie sul convoglio russo, secondo cui cinque navi russe (la Ursa Maior, la Sparta e tre grandi navi da sbarco) sarebbero entrate nel Mediterraneo dallo Stretto di Gibilterra dirette verso la Siria. La Ursa Maior e la Sparta hanno già partecipato al rifornimento delle basi russe in Siria, nel cosiddetto servizio Syrian Express. In una dichiarazione ufficiale, Oboronlogistika ha dichiarato che la Usra Maior trasportava attrezzature per lo "sviluppo delle infrastrutture portuali e della rotta del Mare del Nord”.
Non si conoscono le cause dell’esplosione a bordo della Ursa Maior. Escludendo un attentato o un attacco militare, emerge comunque la vulnerabilità delle navi cargo russe verso incidenti, perché le sanzioni potrebbero limitare la capacità della Russia di mantenere e riparare le proprie navi, aumentando il rischio di guasti e incidenti. Solo pochi giorni prima di questo incidente, il 15 dicembre, due petroliere russe hanno subito gravi incidenti nel Mar Nero. La Volgoneft-212 si è spezzata in due ed è affondata, causando la morte di un membro dell'equipaggio e la Volgoneft-239 ha subito danni ed è andata alla deriva fino ad arenarsi vicino al porto di Taman. Entrambe le navi facevano parte della “flotta ombra”, che trasporta petrolio soggetto a sanzioni.