L’era digitale sta ponendo l'industria marittima di fronte a una sfida senza precedenti: da una parte, la necessità di attivare la digitalizzazione per aumentare l'efficienza e ridurre l'impatto ambientale, dall'altra il crescente rischio di ciberattacchi che minacciano di frenare questa evoluzione. Gian Enzo Duci, managing director di Oceanly, azienda genovese leader nel monitoraggio delle navi gasiere Lng, mette in guardia sulle potenziali conseguenze dei ciberattacchi nel trasporto marittimo delle merci e nella logistica.
Duci evidenzia come la digitalizzazione del trasporto marittimo sia un processo inarrestabile e fondamentale per il futuro del settore. Tuttavia, sottolinea anche come questa evoluzione tecnologica, se non accompagnata da adeguate misure di sicurezza, possa esporre navi, porti e l'intera catena logistica a minacce di grave entità. Le statistiche riportate dal World Shipping Council sono allarmanti: per un operatore marittimo, il tempo medio per scoprire un'incursione hacker va dai 100 ai 140 giorni.
La flotta mondiale, in parte ancora dotata di sistemi digitali datati e vulnerabili, offre agli hacker un varco preferenziale per attacchi che possono avere ripercussioni devastanti. Dall'acquisizione non autorizzata di dati sensibili sulle navi passeggeri al controllo dei sistemi di bordo, fino alla potenziale paralisi delle operazioni portuali e logistico-documentali, le implicazioni di un ciberattacco sono molteplici e potenzialmente paralizzanti.
Duci mette in luce un aspetto preoccupante: molti ciberattacchi, soprattutto quelli a scopo estorsivo, non sono denunciati perché le vittime tendono a preferire la negoziazione per la restituzione dei dati, spesso affidandosi a mediatori internazionali specializzati. Tuttavia, in un contesto di crescente instabilità globale, questi attacchi potrebbero trasformarsi in azioni di terrorismo o, peggio ancora, in atti di guerra, con conseguenze inimmaginabili.
L'esempio ipotetico di un ciberattacco che colpisca i sistemi di movimentazione delle merci in un porto illustra vividamente la portata del rischio: le conseguenze potrebbero essere paragonabili a quelle di un bombardamento, con interruzioni catastrofiche delle operazioni. La difficoltà di implementare un piano B efficace, una volta che i sistemi di protezione vengono superati, rappresenta una delle maggiori preoccupazioni: più il processo di digitalizzazione progredisce, meno vi è la possibilità di un ritorno, anche temporaneo, a metodi di gestione più tradizionali.
La soluzione, secondo Duci, risiede nell'investimento in sistemi anti-hacker avanzati, che possano non solo proteggere le infrastrutture esistenti ma anche garantire che la digitalizzazione del settore marittimo prosegua senza intoppi. L'obiettivo è quello di difendere e accelerare l'innovazione tecnologica, senza però trascurare le misure di sicurezza necessarie a prevenire attacchi che potrebbero avere effetti devastanti sull'economia globale e sulla sicurezza internazionale.
In questo contesto di sfida e opportunità, l'appello di Oceanly al mondo dello shipping e della logistica è chiaro: solo attraverso un approccio equilibrato che coniughi innovazione e sicurezza sarà possibile navigare con successo nell'era digitale, garantendo al contempo la protezione delle infrastrutture critiche da minacce cyber sempre più sofisticate.