Un articolo del Sole 24 Ore del 27 marzo 2024 riporta i contenuti della delibera dell’Autorità Anac (Anticorruzione) numero 142 del 20 marzo 2024, che ribadisce alcuni rilievi sull’appalto per la costruzione della nuova diga foranea di Genova. In particolare, l’Autorità conferma sette profili critici che aveva già contestato all’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale. Ora il documento di cinquanta pagine potrebbe essere trasmesso alla Procura e alla Corte dei Conti per eventuali loro indagini. E poi giungere anche alle soglie della Commissione Europea, perché il progetto è finanziato con fondi del Pnrr.
Il primo punto riguarda la mancata procedura di gara, giustificata dall’inserimento dell’opera nel Decreto Genova. L'Anticorruzione afferma che tale inserimento è illegittimo, perché il Decreto riguarda in modo esplicito le opere da costruire a causa del crollo del ponte Morandi e, in particolare, il ripristino della viabilità. Quindi la deroga alla gara di appalto non si può applicare alla diga, che nulla ha a che vedere con il viadotto crollato.
La concessione dell’appalto al consorzio guidato da Webuild è stata anche esclusa dal Codice dei contratti, applicando la procedura negoziata senza bando, perché inserita tra le opere del Pnrr. Però tale deroga vale solo per casi di particolare urgenza, caso che l’Anticorruzione non ha trovato nella documentazione ricevuta. D’altra parte, aggiunge, l’opera era prevista fin dal 2010. Altri rilievi riguardano la complessa procedura di affidamento, che ha visto un avviso senza partecipanti, nonostante l’interesse mostrato prima da due imprese, e quindi la decisione di non bandire la gara.
L'Anticorruzione critica anche il mancato adeguamento dei prezzi e la modifica delle condizioni contrattuali quando l’Asp ha affidato l’appalto al consorzio. Secondo l’Autorità, la stazione appaltante ha soddisfatto “in maniera irrituale” le richieste formulate dai concorrenti su aspetti rilevanti del contratto, tra cui la possibilità di apportare varianti per eventuali “incerti” geologici. Su questo punto era già intervenuto il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici.
Altro punto critico è la nomina del collegio di esperti, che è stato poi sostituito perché alcuni membri avrebbero mostrato incompatibilità. Non ci sarebbe nulla di male, senonché la sostituzione è avvenuta dopo l’apertura delle buste che contenevano le offerte tecniche ed economiche. Ciò sarebbe, secondo Anticorruzione “in contrasto con i principi di trasparenza, par condicio e pubblicità delle gare pubbliche”.
La vicenda mostra anche un conflitto d’interessi, che riguarda l’ingegner Marco Rettighieri. Egli prima è stato responsabile dell’attuazione del programma straordinario che comprende anche la diga e poi è diventato il presidente del Consiglio di Amministrazione di Webuild Italia, società del Gruppo Webuild che conduce il consorzio che ha ottenuto l’appalto.