Da anni, il porto di Gioia Tauro è uno dei principali terminali europei delle rotte della cocaina provenienti dall'America Latina e la Guardia di Finanza ha sequestrato negli ultimi anni tonnellate di sostanza allo stato puro. Oltre ai sequestri, la Magistratura ha compiuto indagini per scoprire come la droga esce dal porto e quali percorsi segue. Due importanti operazioni sono avvenute nel luglio del 2014 (Puerto Liberado), con diciotto arresti, e nel luglio 2016 (Vulcano) con quindici arresti. Queste indagini hanno portato a numerose condanne e alla conferma che questo traffico è gestito dalle potenti cosce della 'Ndrangheta. Nella prima metà di giugno 2019 è avvenuta l'operazione Balboa che, oltre a sequestrare 598 chili di cocaina, ha ricostruito l'importazione di altri 312 chili.
Durante l'indagine, gli inquirenti hanno scoperto una fitta rete logistica che aveva lo scopo di recuperare la droga dall'interno dei container sbarcati in porto e portarla fuori dallo scalo. Questa rete è così capillare che poteva operare anche in altri porti italiani ed europei, contando anche sulla forza d'intimidazione esercitata dalla 'Ndrangheta. Per recuperare le borse piene di droga, la cosca usava lavoratori del porto. Questa inchiesta mostra l'importanza strategica assunta nel traffico internazionale di cocaina dalle cosce che possono operare nel porto di Gioia Tauro.
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