Dal 2008 al 2019 il numero dei container persi in mare dalle navi è rimasto sotto la soglia delle duemila unità l’anno, con l’eccezione del 2013, quando emerse un picco di circa 5500 contenitori a causa dell’affondamento della Mol Comfort che causò la perdita di 4293 container. Senza questo evento, anche il 2013 sarebbe rimasto sotto la soglia dei duemila contenitori. La ricerca periodica del World Shipping Council mostra che nel biennio 2020-2021 il numero delle perdite è notevolmente cresciuto, sfiorando le quattromila unità nel 2020 e superando le duemila nel 2021, per un totale di 6226 unità. Sono numeri molto piccoli rispetto alla mole totale dei container che viaggiano in mare, stimata in 241 milioni di unità lo scorso anno, ma comunque la tendenza all’aumento preoccupa.
Le cause che causano la caduta in mare dei container sono diverse e variano da merce caricata male alla falsa dichiarazione di peso (che condiziona la posizione del contenitore sulla nave), dal fissaggio alle condizioni meteorologiche durante la navigazione, dagli incagli ai cedimenti strutturali. Secondo il World Shipping Council, l’elevato numero delle perdite dell’ultimo biennio è causato soprattutto dal “numero insolitamente alto di incidenti legati alle condizioni meteorologiche” dell’inverno 2020-2021.
Per prevenire questi incidenti, gli operatori del trasporto marittimo hanno avviato il programma Marin Top Tier. Durerà tre anni, con una fase di analisi che produrrà raccomandazioni. I primi risultati mostrano che il rollio parametrico (quello in cui l’angolo di oscillazione aumenta velocemente superando i 30°) in mare aperto è molto pericoloso per le portacontainer. È però ancora un fenomeno poco conosciuto e quindi è stato elaborato un avviso ai naviganti per riconoscerlo e prevenirlo.