Prosegue il braccio di ferro tra i commissari della Tirrenia in Amministrazione Straordinaria e Onorato Armatori, il gruppo che ha acquisito gli asset, il personale, le rotte e i contributi pubblici di Tirrenia durante la sua privatizzazione. La posta in palio è i 180 milioni di euro che la Compagnia Italiana di Navigazione (che controlla Tirrenia e che a sua volta è controllata da Onorato) deve alla procedura commissariale proprio per l’acquisizione della compagnia. L’agenzia Radiocor afferma che i commissari hanno chiesto al Tribunale di Milano il sequestro conservativo di 180 milioni di euro nei confronti di Onorato Armatori, richiesta che sarà discussa il 5 novembre.
Da tempo i commissari insistono per il pagamento dei 180 milioni, cifra che rappresenta il saldo dell’acquisizione di Tirrenia e ora stanno aumentando la pressione per le difficoltà finanziarie del Gruppo Onorato Armatori, sorte sia da Cin e sia da Moby. Essi temono la “insoddisfazione del credito”, precisando che Onorato Armatori ha condotto Cin “al bordo dell'insolvenza, con gravissimo pregiudizio dei suoi creditori sociali”, aggiungendo che “le informazioni camerali circa l'attività e la patrimonialità di Onorato Armatori restituiscono il quadro di una società gravemente inadempiente ai propri obblighi di legge”. Il Tribunale milanese ha già ammesso un piano di concordato che prevede un taglio del credito dei creditori chirografari tra il 67% e l’80%.
Radiocor aggiunge che secondo i legali dei commissari “Onorato Armatori non avrebbe comunque capitalizzazione sufficiente (patrimonio netto di 40 milioni) per il ripagamento del debito risarcitorio dovuto nei confronti di Tirrenia in amministrazione straordinaria (fino a 180 milioni)”. Nel ricorso, si cita anche “la dispersione del patrimonio sociale in faraoniche elargizioni a favore del socio Vincenzo Onorato, tra cui finanziamenti, anticipi su emolumenti ovvero spese preferenziali (l'acquisto da parte di Moby dell'immobile in Piazza 11 San Babila dell'amministratore unico Vincenzo Onorato per 7,6 milioni di euro ad ‘uso foresteria’)”.
Gli avvocati di Tirrenia AS concludono sostenendo che “Onorato Armatori attua una gestione societaria oscura e cela le informazioni patrimoniali ai terzi; le uniche informazioni patrimoniali rese pubbliche attengono esclusivamente la dismissione delle partecipazioni; la svalutazione del valore della partecipazione in Moby; l'insufficienza del patrimonio sociale per far fronte al debito risarcitorio; il rischio di decozione di Onorato Armatori e dell'intero Gruppo; la dispersione del patrimonio societario in malversazioni preferenziali o, comunque, estranee dall'attività sociale”.