Dopo una fase di consultazione svolta tra le associazioni aderenti, Confetra ha comunicato il 15 luglio 2024 la sua posizione sulla prevista riforma del governo dei porti. In sintesi, la Confederazione Generale Italiana dei Trasporti e della Logistica dice “no a cambiamenti radicali, ma interventi mirati”. Le questioni che Confetra ritiene più importanti sono quelle delle concessioni e dei canoni demaniali, dell’autonomia differenziata, della semplificazione e digitalizzazione, delle infrastrutture e dell’intermodalità, dei dragaggi, della sostenibilità e della concorrenza.
Il presidente, Carlo De Ruvo, ritiene che le Autorità di Sistema Portuale debbano mantenere l’attuale natura giuridica e configurazione, ossia restare enti pubblici non economici vigilati dal ministero dei Trasporti. Quest’ultimo deve però avere maggiori poteri d’indirizzo: “È necessario un rafforzamento del ruolo centrale di coordinamento tra le Autorità, che garantisca un coinvolgimento uniforme su tutto il territorio degli operatori tramite le rappresentanze di categoria soprattutto nell’ambito degli organismi di partenariato della Risorsa Mare. Tale organismo necessiterebbe di una profonda revisione partendo da un maggiore coinvolgimento delle associazioni di categoria e attribuendo loro un potere decisorio sui profili di pianificazione anziché meramente consultivo o informativo”.
Sulle concessioni e sui canoni demaniali, Confetra chiede d’includere alcuni criteri previsti nel Regolamento e nelle relative Linee guida applicative nell’articolo 18 della Legge 84, per elevarli a rango primario. In particolare, la confederazione cita i criteri sulle modalità di rilascio e durata delle concessioni; quelli di valutazione delle domande di rilascio; gli indicatori comuni per la determinazione della componente variabile del canone; il monitoraggio delle stesse concessioni. Sui canoni, ritiene che bisogna rivedere gli attuali meccanismi di adeguamento, limitandoli al solo aggiornamento alla variazione dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (indice Foi).
Una questione di politica nazionale che potrà condizionare quella dei porti è l’autonomia differenziata, che tra le ventitré materie che potrebbe trasferire dalla Stato alle Regioni comprende anche le infrastrutture, i porti e gli aeroporti. De Ruvo condivide le preoccupazioni su questi aspetti emerse già nella comunità del trasporto: “Il rischio di frammentazione del sistema e delle politiche di investimento e di regolazione andrebbe evitato, anche per ragioni di parità di condizioni strutturali e concorrenziali di base, ma allo stesso tempo non deve penalizzare le capacità competitive dei territori. Vanno evitate regolamentazioni differenti da territorio a territorio”.
Un capitolo affronta insieme la digitalizzazione e la semplificazione. Per la prima Confetra ritiene che bisogna completare l’attuazione nazionale del Port Community System. Un notevole passo in avanti per aumentare l’efficienza dei porti si otterrebbe attuando pienamente lo Sportello Unico Doganale e dei Controlli, le Zone Logistiche Semplificate, la Zona economica speciale per il Mezzogiorno e la Piattaforma Logistica Nazionale. Inoltre, i porti dovrebbero stilare una carta dei servizi.
Lo sviluppo dei porti è legato a quello dell’intermodalità, ma ci vuole un coordinamento nazionale per pianificare le opere. In particolare, precisa De Ruvo, le manovre ferroviarie rappresentano per molti porti una criticità sia per i costi che per i tempi, quindi “sarebbe auspicabile procedere ad un’attenta analisi delle criticità per individuare possibili soluzioni che permettano di ottenere maggiore efficienza nella gestione dell’ultimo miglio”.
I dragaggi sono una questione posta al centro da anni dalle associazioni del trasporto e anche oggi Confetra ritiene che “è uno di quei problemi strutturali che penalizza la portualità nazionale” sul quale “è necessario sviluppare il concetto che il dragaggio rappresenta un’attività di manutenzione ordinaria essenziale per garantire l’accessibilità del porto e delle sue aree marine”. Inoltre, “la responsabilità del dragaggio non deve essere allocata sul concessionario”.
Un altro tema da affrontare è quello della concorrenza, perché secondo la confederazione la regolazione economica del settore marittimo non è in grado di prevenire potenziali comportamenti anticoncorrenziali. In concreto, le uniche tutele si concentrano sull’Autorità Agcm. Per De Ruvo “è necessario definire linee e indirizzi preventivi di regolazione, per evitare il formarsi di comportamenti distorsivi della concorrenza. Inoltre, è importante contribuire a una revisione degli aiuti di Stato nel settore marittimo, che accompagni i processi di sviluppo della navigazione e della portualità in chiave di sostenibilità”.
Confetra affronta anche la questione dell’Ets “che sta già producendo progressivi incrementi di prezzo dei noli e squilibri concorrenziali con le portualità extra-UE”. Quindi “sarebbe opportuno che le entrate, in tutto o almeno in larga parte, fossero riutilizzate per investimenti e in misure di sostenibilità del comparto marittimo”.