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    Cosa serve alle Zes per funzionare in Italia


    L'istituzione delle Zone Economiche Speciali a ridosso di alcuni porti nel Centro-Sud Italia è la condizione necessaria ma non sufficiente per sperare che il modello di attrazione delle imprese produttrici funzioni. Può essere racchiuso in questo concetto il senso della presentazione che Alessandro Panaro, ricercatore di Studi e Ricerche per il Mezzogiorno, ha illustrato in occasione di un convegno tenutosi a La Spezia nell'ambito dell'evento Bilog. Parlando di Zone Economiche Speciali è emerso che dal 2014 al 2018 sono aumentate nel mondo da 4300 a 5400 e sono presenti in un numero crescente di Paesi (oggi 147 mentre cinque anni fa erano 140). I lavoratori direttamente impiegati sono compresi fra 90 e 100 milioni.
    In molti casi, però, secondo un'indagine condotta dall'Unctad, le Zes sono scarsamente utilizzate o comunque non pienamente occupate e sfruttate. I fattori più importanti per attrarre le imprese sono di gran lunga gli incentivi fiscali e i regimi doganali speciali, seguiti a lunga distanza da semplificazioni burocratiche, servizi, infrastrutture e altri fattori attrattivi. Sempre secondo l'analisi di Srm su dati Unctad, appare indubbio che nella maggior parte dei casi le Zone Economiche Speciali contribuiscano a promuovere investimenti nel Paese che le ospita, soprattutto nei settori della produzione industriale.
    In Italia le Zes e le Zes interregionali possono nascere solo nel Mezzogiorno e devono essere collegate a uno scalo marittimo, garantiscono incentivi per gli investimenti, agevolazioni fiscali e burocratiche, richiedono un piano strategico di sviluppo, un accordo con istituti di credito e un management commitee. Attualmente esistono otto progetti nel nostro Paese: Abruzzo, Adriatica, Napoli-Salerno, Ionica, Gioia Tauro, Palermo e Catania -Augusta-Siracusa). Queste dovranno vedersela con le Zone Logistiche Semplificate che possono essere avviate nelle altre parti d'Italia e di cui un primo esempio prenderà probabilmente forma alle spalle del porto di Genova, in Valpolcevera.

    Nicola Capuzzo

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