Le forti scosse di terremoto che hanno colpito tra il 5 e il 6 febbraio 2023 un’ampia fascia di territorio a cavallo tra Turchia e Siria hanno costretto alla chiusura il porto turco d’Iskenderun, dove nell’area di Limak operava anche un terminal container al servizio di diverse rotte del Mediterraneo orientale. Il terremoto non solo ha distrutto alcune infrastrutture del porto, compresi i moli, e quelle di collegamento verso l’entroterra, ma ha anche scatenato un incendio tra i container accatastati nel piazzale. Le fiamme sarebbero partire da un container, probabilmente carico di olio industriale, e poi si sono estese ai contenitori adiacenti, molti dei quali erano caduti per le scosse telluriche.
Il terminal container d’Iskenderun (che in italiano è chiamata Alessandretta) si è sviluppato dopo la privatizzazione del porto avvenuta nel 2011 ed è gestito da una collaborazione tra InfraMed e Limak Yatirim, che hanno investito 754 milioni di dollari per creare un impianto da un milione di teu l’anno. Questo terminal serve soprattutto traffici nazionali e la locale industria siderurgica. Le informazioni dalla città turca sono frammentarie, ma pare che l’incendio abbia distrutto numerosi container e anche parte dell’equipaggiamento del terminal e che sia ancora in corso.
Dopo la chiusura del terminal d’Iskenderun, le compagnie di navigazione hanno dirottato le portacontainer in altri scali dell’area non colpiti dal terremoto, che però ora rischiano si subire intasamenti e ritardi. Una situazione che procederà a tempo indeterminato e, calcolando la violenza del terremoto, per un lungo periodo. Per ora, gli altri porti turchi – tra cui Mersin - sono aperti, ma i vettori considerano anche Port Said come alternativa.