La memoria storica del porto di Genova ricorda ancora la lunghissima vicenda del container radioattivo sbarcato al Vte nel luglio 2011 e rimasto isolato per alcuni mesi, prima di essere bonificato e rimosso. Un caso analogo avvenne tre anni dopo, sempre nel terminal di Pra', anche se meno grave ed eclatante. All'inizio di quest'anno, la scena si ripete, ma moltiplicata per due. Questo è infatti il numero dei contenitori su cui sono state rilevate emissioni radioattive e quindi isolati in aree sicure del porto. Il primo è stato individuato nell'ambito di uno sbarco avvenuto a gennaio al terminal Sech. È carico di schegge d'acciaio ed emette una leggera radioattività causata da un isotopo del radio. È stato isolato, insieme ad altri cinque della stessa spedizione, in una zona sicura del terminal.
In questo caso, i controlli in banchina sono iniziati analizzando la documentazione, che risultava anomala, perché in alcuni documenti il carico risultava partito dall'Ucraina, un'altra parte dalle Isole Marshall. I sei container sono destinati a una società milanese di smaltimento per conto di un'azienda svizzera. Ora sono fermi al Sech di Sampierdarena e la Procura di Genova ha aperto un'inchiesta per traffico illecito di rifiuti.
Il secondo container radioattivo è sbarcato al Vte il 27 febbraio e i consueti controlli dell'Arpal hanno rilevato al suo interno una sorgente radioattiva di Cesio 137. Sono quindi arrivati i Vigili del Fuoco della divisione NBCR (Nucleare, Biologico, Chimico e Radioattivo), che hanno isolato il contenitore in un'area sicura posta nel Sesto Modulo. Questo container era stato imbarcato in Pakistan e contiene rottami di rame destinati a un'azienda lombarda, che però non li riceverà perché il Tribunale di Genova ha firmato un decreto che respinge al mittente il contenitore.
Come ha dimostrato la vicenda del 2011, però, imbarcare i container radioattivi per rimandarli al porto di partenza non è facile, perché i comandanti delle portacontainer, conoscendo la natura del carico, ne impediscono l'imbarco. Le soluzioni sono due: bonificare i contenitore oppure trovare una nave che ha un vano specializzato nel trasporto di materiali radioattivi.
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