La speranza degli spedizionieri italiani di sbarcare direttamente in Italia i container delle due navi usate da Hanjin Shipping è durata lo spazio di una notte, ossia dal comunicato di Confetra di ieri sera alla comunicazione della mattina del 5 ottobre 2016 che i proprietari delle portacontainer Hanjin Italy e della Hanjin Tabul (noleggiate alla compagnia sud-coreana) non consentono l'ingresso a Genova. Si torna quindi alla precedente ipotesi di sbarco dei container a Valencia.
Una lettera che sta circolando in queste ore fra le principali associazioni di categoria (Confetra, Federagenti, Fedespedi, Confindustria) spiega i diversi motivi per cui è stata avanzata la richiesta di 'stay order' (richiesta di protezione legale) e fra questi compare anche il dietrofront a mandare le navi portacontainer in Italia.
"Gli armatori delle navi Hanjin Tabul e Hanjin Italy noleggiate ad Hanjin, contraddicendo la decisione della compagnia comunicata ieri, hanno ordinato di toccare solo Valencia ritenendo di correre minori rischi di sequestro", si legge nella missiva, che prosegue: "Anche in Spagna non hanno ancora deciso alcun stay order ma sembra che i creditori intenderebbero sequestrare solo il bunker di proprietà Hanjin e non le navi di proprietà di terzi". Per queste ragioni le due società proprietarie della navi, la canadese Seaspan e la greca Danaos, hanno chiesto ad Hanjin di non portare le navi in Italia preferendo a questo punto sbarcare a Valencia tutti i container destinati a Genova, La Spezia, Malta e Koper.
La Corte d'Appello di Roma, come previsto da diversi legali, tarda a pronunciarsi sull'istanza presentata dal vettore marittimo coreano e a questo punto, nonostante l'interessamento anche del sottosegretario del ministero dello Sviluppo Economico Ivan Scalfarotto, gli operatori sembrano rassegnati a recuperare le merci nel porto spagnolo. "Forse dovremo accontentarci di recuperare i nostri container dalla Spagna seppure con costi esorbitanti", è la laconica frase con cui si conclude l'ultimo scambio di informazioni fra le associazioni di categoria italiane.
Nicola Capuzzo
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