Il fallimento della compagnia di navigazione sudcoreana Hanjin rischia di portare gravi ripercussioni anche sul mondo degli spedizionieri. Un grido d'allarme a questo proposito viene lanciato da Riccardo Fuochi, amministratore delegato della casa di spedizioni OmLog che spiega: "Finora la priorità nostra e dei clienti è stata quella di portare a casa la merce, senza mettere in discussione in questa fase gli aspetti economici. Ci aspettiamo però che, in qualità di spedizionieri, ci possa poi essere contestata da parte dei caricatori e dei ricevitori la scelta della nave e della compagnia con cui abbiamo imbarcato la merce. La tendenza a scaricare su di noi i costi aggiuntivi, se non addirittura chiedere risarcimenti danni, per alcuni è già iniziata. Per questo temo che alcuni alcune società corrano il rischio di affrontare grossi contenziosi con i committenti".
OmLog, ad esempio, aveva merce in viaggio in 500 container del vettore coreano quando è scoppiato il caso e ha immediatamente dovuto correre ai ripari. Fuochi spiega infatti che la sua azienda, quando possibile, ha scelto di "trasbordare la merce da un container a un altro a Singapore in altri scali asiatici con un onere aggiuntivo in media di circa cinquemila dollari per ogni box. Poi siamo stati costretti a far partire parte della merce via aerea sempre con costi molto elevati se si pensa che la tariffa per ogni contenitore che viaggia via aerea da Asia a Europa è attualmente di circa 30mila dollari".
Questo scenario spiega quanto sia difficile per gli spedizionieri marittimi muoversi in un mercato contraddistinto da costante incertezza sulla solidità finanziaria dei vettori marittimi che da tempo operano in perdita e con noli al minimo. "Se dovessimo agire con la dovuta diligenza dovremmo sconsigliare ai nostri clienti di caricare merci su compagnie che hanno dei bilanci in pesante perdita. Il problema è che il 95% dei global carrier ha bilanci in rosso» aggiunge Fuochi che, in qualità di presidente del Propeller Club – Port of Milan, ha organizzato un convegno intitolato "Cosa ci insegna il caso Hanjin".
Alla luce di questa situazione che rischia di mettere in ginocchio molte case di spedizioni, Riccardo Fuochi chiede che siano riviste le responsabilità dello spedizioniere a livello nazionale e internazionale, affrontando questo tema attraverso la federazione mondiale Fiata. La conclusione dell'esperto spedizioniere milanese ha un sapore amaro: "Alla fine non credo che questa lezione di Hajin sia servita, i caricatori continueranno a chiedere le tariffe più basse possibili. Il nostro comparto non è riuscito a far comprendere i rischi del gigantismo navale e della concentrazione in atto fra operatori che inevitabilmente porterà a situazioni di oligopoli".
Nicola Capuzzo
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